Attenti alla mafia dell'antimafia

Attenti alla mafia dell'antimafia

| Daniele Lo Porto |

CATANIA – Angelo Attaguile, deputato nazionale, segretario nazionale di Noi con Salvini, segretario della Commissione nazionale Antimafia, ex presidente del Calcio Catania, si propone come uno dei personaggi chiave della Sicilia che vuole rialzarsi. Nativo di Grammichele, figlio dell’ex ministro della Democrazia Cristiana Gioacchino, Angelo Attaguile è un politico al quale si riconosce il merito di sapere aspettare e soprattutto di vedere lontano.

Onorevole Attaguile, che ne pensa della presenza costante di Rosario Crocetta in Rai nella trasmissione di Giletti? Le sembra opportuno in piena campagna elettorale?

«Pur ritenendo la questione dei vitalizi un problema serio da risolvere al più presto, non giustifico tutto questo spazio a Crocetta in piena campagna elettorale. Peraltro, Crocetta e il Partito democratico hanno avuto cinque anni per affrontare l’annosa questione e adesso se la piaga vitalizi non è ancora risolta dovrebbe prendersela con se stesso e i suoi colleghi di partito che per cinque anni hanno occupato la Regione Siciliana paralizzandola senza risolvere nessuno dei problemi dei siciliani».

A proposito di campagna elettorale, il centrodestra in Sicilia sembra andare verso le primarie anche se qualcuno non sembra ancora deciso. Lei peraltro ha avanzato la sua candidatura alla carica di governatore: che obiettivi si prefigge?

«Innanzitutto far conoscere il nostro progetto politico, quello di Matteo Salvini, a tutti i siciliani perché mi rendo conto che quando riusciamo a parlare alla gente molto spesso riusciamo a convincerla. Le primarie le ritengo un ottima strumento per farci conoscere. Poi le considero un vero referendum elettorale che consentiranno agli elettori di scegliersi il candidato che ritengono migliore per sviluppare il programma elettorale. Un candidato condiviso con gli elettori è senz’altro un candidato credibile e quindi forte».

E se dovessero saltare le primarie, cosa faranno Attaguile e il suo movimento?

«Coerentemente andremo da soli con lo stesso spirito e gli stessi obiettivi con i quali stiamo affrontando le primarie. Il momento elettorale è il momento migliore per diffondere efficacemente il progetto politico di Matteo Salvini anche in chiave elezioni nazionali dalle quali ci aspettiamo un risultato importante come testimoniano anche numerosi sondaggi».

Quando Angelo Attaguile decise di aderire a quella che era Lega Nord, si aspettava che prima o poi sarebbe divenuta la prima forza politica all’interno del centrodestra?

«Debbo dirle che ho creduto da subito in questo progetto politico. Pensi che grazie alla mia adesione la Lega ha potuto costituire il gruppo alla Camera dei deputati. Ai tempi la Lega era quasi al di sotto del 3% e la guidava Roberto Maroni. Aderii con entusiasmo convinto che fosse l’unica via per affermare una vera ed efficace autonomia siciliana, non quella finta dei nostri tempi. Ho sempre creduto in un’Italia federata, anche gli amici della Lega Nord mi presero sul serio tanto che nel simbolo della Lega Nord aggiunsero la dicitura “e delle autonomie”».

All’inizio però, da Nord a Sud, in tanti non la presero bene. Lei si trovò come tra due fuochi…

«In effetti è così, i siciliani che ancora non avevano capito dove volevo arrivare mi vedevano come un traditore, quelli del Nord erano disturbati dalla mia adesione, per alcuni di loro inizialmente sarà stato un trauma trovarsi un siciliano in casa. Poi ci siamo capiti ed è nato un rapporto leale e sincero ciascuno con la voglia di riscattare la propria terra da anni di ingiustizie e con l’obiettivo di realizzare un concreto programma autonomista che possa esaltare le potenzialità di ciascuna delle aree che costituiscono l’Italia».

Onorevole, ma qualcuno sostiene che Matteo Salvini più che al Sud sia interessato ai voti dei meridionali, lei cosa risponde loro?

«E’ l’esatto contrario, se fosse una questione elettorale Salvini non lascerebbe il certo per l’incerto. Al Nord la Lega gode del 40% delle preferenze, al Sud le stime sono ancora incerte anche se mi ha fatto piacere leggere che un giornale non certo amico come Repubblica ci dà già al 7% in Sicilia. Bene, se Salvini fosse legato ai voti e alle poltrone si sarebbe chiuso nella sua Padania senza rischiare di spaccare il partito, ma lui è un vero leader, leale e capace. Nulla a che vedere con la Lega di una volta. Salvini ha chiaro che il vero nemico siede a Bruxelles e per contrastarlo ha bisogno di un partito nazionale alle spalle, come la Le Pen in Francia. Matteo sa anche che un Sud forte farebbe diventare più forte anche il Nord, l’Italia è legata».

Lei è componente della Commissione Trasporti e Infrastrutture della Camera dei deputati: quanto contano per il Sud le opere pubbliche?

«Inutile girarci attorno, il nostro sviluppo è legato alle infrastrutture. Possiamo avere i prodotti migliori del mondo, ma senza infrastrutture la rete che serve i consumatori preferirà sempre quelli dei luoghi meglio serviti, è una questione di costi. Non a caso sin dal momento del mio insediamento mi batto per la costruzione del ponte sullo Stretto, che come dicono i tecnici costerebbe più non farlo che realizzarlo, per l’aeroporto della Valle del Mela che un gruppo di investitori indiani vorrebbe realizzare a proprie spese, e non da ultimo l’alta velocità, abbiamo una rete ferroviaria e delle autostrade da terzo mondo».

Attaguile, parliamo di mafia. Lei segretario della Commissione nazionale Antimafia: quanto è insidiosa ancora oggi la mafia?

«Tantissimo, ma quello che mi fa paura è la mafia dell’antimafia, ossia un impegno antimafia solo di facciata in realtà diretto a favorire quei poteri forti che anziché combattere la mafia si arricchiscono strumentalizzandola».

Si parla di infiltrazione mafiose anche nello sport, nel Comitato sport e mafia da lei presieduto.

«E la cosa non mi stupisce, perché dove girano interessi economici la mafia riesce sempre ad infiltrarsi. La mafia non è più solo quella che spara ed estorce, oggi gestisce capitali e anzi cerca di farlo lontano dal clamore».

Oggi in Sicilia il movimento di cui lei è segretario nazionale, ossia Noi con Salvini, cresce  costantemente, arrivano deputati, sindaci e amministratori comunali. Non c’è il pericolo di confondersi con gli altri partiti riciclando personaggi provenienti da altri schieramenti?

«Certamente è un pericolo concreto, proprio per questo noi facciamo una selezione seria e al progetto facciamo aderire solo chi crede nelle nostre idee e non nella opportunità elettorale. Ci siamo anche dati delle regole concrete: non saranno candidati ad esempio coloro i quali hanno già governato per due legislature. E poi abbiamo anche adottato il Codice etico varato dalla Commissione nazionale antimafia».

Onorevole, lei oggi è presidente onorario del Calcio Catania: com’è cambiato il calcio rispetto a quando lei e Angelo Massimino avete guidato il Catania?

«In peggio, allora le società non avevano scopo di lucro, adesso invece sono al centro di tanti affare e così lo sport e i tifosi passano in secondo piano. Oggi gli interessi economici fanno sì che le grandi multinazionali straniere, cinesi e americane su tutte, si stanno prendendo i nostri club con grande preoccupazione dei tifosi. A tal proposito sono promotore di una proposta di legge che vuole affermare l’azionariato popolare, come avviene in Spagna per il Real Madrid. In questo modo i tifosi avrebbero il controllo della gestione e si arginerebbero operazioni economiche illecite o azzardate e soprattutto le possibili infiltrazioni della criminalità».

Risposta secca: qual è il piatto preferito di Attaguile? E il suo hobby?

«La pasta alla norma e il calcio».

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