Un tavolo tecnico per salvare il Centro di cardiochirurgia pediatrica di Taormina

Un tavolo tecnico per salvare il Centro di cardiochirurgia pediatrica di Taormina

TAORMINA – Un tavolo tecnico istituzionale per la deroga del Centro di Cardio chirurgia pediatrica di Taormina, è stata avanzata dal Coordinamento per la Regione Siciliana dell’associazione Le Partite Iva, rappresentato da Maria Francesca Briganti. La richiesta è stata inoltrata al presidente della VI Commissione dell’Ars, Pippo Laccoto, al sindaco di Taormina, Cateno De Luca, al primario di Cardio chirurgia, Sasha Agati.

Nella nota, la coordinatrice elenca numerosi elementi a sostegno della possibilità di mantenere operativo il Centro di Taormina, insieme a quello di Palermo.” Negli ultimi mesi il dibattito circa il mantenimento del Centro di Cardiochirurgia pediatrica si è incentrato sulla diatriba in merito al Decreto Balduzzi, secondo il quale non è possibile duplicare il centro in Sicilia. Invero, la previsione di un Centro ogni 5 milioni di abitanti può essere derogata in Sicilia e, per questo, ci viene incontro lo svantaggio derivato dall’insularità. – il riconoscimento dell’insularità alla Sicilia arriva in prima battuta dalla Commissione europea (artt 174 del TFUE e ss.) e successivamente, a seguito di una volontà popolare, anche dalla Costituzione, art 119. Nel 2009, a seguito dell’approvazione della Legge n.42 sul federalismo fiscale, erano previste una serie di azioni per colmare gli atavici svantaggi che la Sicilia subisce sotto molteplici profili: giuridici, economici, sociali, infrastrutturali. [Digitare qui] – L’art 22 della Legge 42/2009 tiene conto della specificità insulare con definizione di parametri oggettivi relativi alla misurazione degli effetti conseguenti al divario dello sviluppo economico derivante dall’insularità. Nel 2010 il decreto ministeriale del 26 Novembre avrebbe dovuto dare attuazione al sopracitato art 22, il quale prevedeva la ricognizione infrastrutturale mai attuata. – Delibera n.54/2016 Cipe (Comitato Interministeriale per la programmazione economica) – Fondo sviluppo e coesione 2014/2020. Piano operativo infrastrutture (art 1 , comma 703, lettera c) della legge n. 190/2014: in applicazione dell’art 1, comma 703, lettera c, della legge n. 190 /2014 (legge di stabilità 2015) e della delibera del Cipe n.25/2016 è approvato il Piano operativo infrastrutture FSC 2014/2020 di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti; la dotazione finanziaria del Piano è pari 11.500 milioni ed è posta a valere sulle risorse FSC 2014/2020 destinate all’area tematica “1 Infrastrutture ” dalla citata Delibera n.25/2016. – L’art 15, comma 1 del Decreto-legge 10 settembre 2021 n.121 ”, Disposizioni urgenti in materia di perequazione infrastrutturale: al fine di assicurare il recupero del divario infrastrutturale tra le diverse aree geografiche del territorio nazionale, anche infra-regionale, nonché di garantire analoghi livelli essenziali di infrastrutture e dei servizi ad essi connessi,, entro e non oltre il 30 novembre 2021 il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, sentite le amministrazioni competenti, le strutture tecniche del Ministro per il sud e la coesione territoriale, effettua limitatamente alle infrastrutture statali, la ricognizione del numero e della classificazione funzionale delle strutture sanitarie, assistenziali e scolastiche, nonché del numero e dell’estensione con indicazione, con indicazione della relativa classificazione funzionale delle infrastrutture stradali, autostradali, ferroviarie, portuali etc etc. – L’art 15, comma 1-bis recita che sono stabiliti i criteri di priorità e le azioni da perseguire per il recupero del divario infrastrutturale e di sviluppo risultante dalla predetta ricognizione, avuto riguardo alle carenze infrastrutturali , anche con riferimento agli aspetti prestazionali e qualitativi sussistenti in ciascun territorio, con particolare attenzione alle aree che risentono di maggior nei collegamenti infrastrutturali con le reti su gomma, su ferro etc etc.. – art 15, comma 1 ter, recita l’istituzione di un Fondo di perequativo infrastrutturale con una dotazione complessiva di 4.600 milioni di euro per gli anni dal 2022 al 2033, di cui 100 milioni di euro per l’anno 2022, 300 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2023 al 2027 , 500 milioni di euro annui per ciascun degli anni dal 2028 al 2033.  Considerato – il perdurante svantaggio che la Sicilia soffre, non solo in termini di infrastrutture, ma anche di tipo economico e sociale, per cui continua a pagare un prezzo molto alto rispetto alle altre regione del Mezzogiorno – così come certificato dall’ex Ass.re Armao nonché ex vice presidente della Regione Siciliana nel 2021, nel Documento “Stima dei costi dell’insularità” – la condizione di insularità costituisce un elemento differenziale nel nostro ordinamento; pertanto, le misure di riequilibrio e perequazione rispondono alla necessità di mitigare gli svantaggi strutturali determinati dalla discontinuità territoriale. – la clausola di maggior favore, di cui all’art 10 della legge costituzionale n.3 del 2001, la quale dispone che “per le parti in cui prevedono forme di autonomia più ampie rispetto a quelle già attribuite ” . – l’art 17- Statuto siciliano: entro i limiti dei principi ed interessi generali cui si informa la legislazione dello Stato, l’Assemblea regionale può, al fine di soddisfare alle condizioni particolari ad agli interessi propri della Regione, emanare leggi, anche relative all’organizzazione dei servizi, tra cui igiene, e sanità pubblica, assistenza sanitaria (lettera b,c). Pertanto – il fattore insulare e la conseguente ricognizione citata sopra, rappresenta l’elemento che può dirimere la diatriba sulla legge Balduzzi, in quanto in mancanza di strade, autostrade e trasporto adeguato su gomma e rotaie, la presenza di due centri in Sicilia, ci consente di mitigare le difficoltà dei collegamenti e dei costi proibitivi per gli spostamenti. È fondamentale, infine,  riconoscere, idealmente, al Centro di Taormina, la funzione di anello di congiunzione tra la Sicilia e il resto del continente, sempre in riferimento alla difficile mobilità in entrata e in uscita per i non residenti in Sicilia”.

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