Regione, il 3 luglio la Corte Costituzionale deciderà il sistema di voto per le ex Province, in autunno alle urne


 
 
 
 

PALERMO – Il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, ha riunito la conferenza dei capigruppo in Sala lettura a Palazzo dei Normanni  non per organizzare i lavori parlamentari ma per discutere dell’incresciosa situazione che si è creata per le “assunzioni” di collaboratori esterni effettuate dai gruppi parlamentari all’Assemblea regionale siciliana. “La Presidenza dell’Ars – ha detto Gianfranco Miccichè a conclusione della riunione – dopo avere ascoltato le indicazioni e i suggerimenti dei capigruppo, si è impegnata a fare, entro una settimana, una proposta per contenere la spesa e il numero dei collaboratori esterni dei gruppi parlamentari, al fine di ridurre lo spreco di risorse pubbliche”.

L’ufficio di Presidenza dell’Assemblea regionale siciliana potrà avere due deputati segretari in più per consentire la rappresentanza di tutti i gruppi parlamentari, se l’Ars approverà la modifica del Regolamento. Lo ha annunciato il  presidente del Parlamento regionale, Gianfranco Miccichè, durante la seduta d’Aula di oggi pomeriggio: “La variazione regolamentare non è stata inserita all’ordine del giorno, poiché gli uffici stanno preparando la norma che, nonostante l’aggiunta di due componenti, non comporterà ulteriore spesa – ha sottolineato Miccichè -. In pratica, il costo del Consiglio di presidenza dovrà rimanere invariato”.

Nel corso della seduta dell’Assemblea è stato incardinato il disegno di legge sulle ex Province che rinvia il voto dalla sessione primaverile a quella autunnale. C’è tempo fino alle 14 di oggi per la presentazione degli emendamenti.   Il ddl prevede che non si voterà più, come era stato previsto, in concomitanza della tornata delle elezioni amministrative del 10 giugno, ma in una domenica compresa tra “il 15 ottobre e il 15 dicembre”. Rinvio reso necessario perché il 3 luglio si riunirà la Corte Costituzionale per esaminare la legittimità dell’impugnativa del Consiglio dei ministri sulla legge regionale che prevede il voto diretto per i Liberi Consorzi e per le Città metropolitane. Nel resto d’Italia, invece, si è votato già con un sistema elettorale a suffragio indiretto (votano soltanto sindaci e consiglieri comunali).

 
 
 
 
 
 

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