Giornalista condannato a Catania per peculato e truffa. Unci Sicilia : "No a qualsiasi uso lobbistico dell'informazione"

PALERMO – Qualsiasi utilizzo lobbistico, e con obiettivi possibilmente criminali, di giornali on-line siciliani fondati con finalità reali che nulla hanno a che fare con l’informazione, è da stigmatizzare e condannare. L’esigenza di una profonda presa di coscienza su questo argomento sorge a pochi giorni dalla condanna a 6 anni e 3 mesi, per peculato e truffa, inflitta dalla terza sezione penale del Tribunale di Catania al giornalista Ignazio De Luca, già indagato nel 2012 nell’ambito di una inchiesta della Guardia di finanza su presunte spese gonfiate e rimborsi in una Ipab etnea.

Recentemente il giornalista aveva pesantemente criticato sulle colonne del giornale online Laspiapress, il gip Francesca Cercone che aveva disposto la custodia cautelare in carcere per Adolfo Maria Messina, ex presidente della Pubbliservizi, e direttore del sito QT di Sicilia, coinvolto in una indagine su presunti appalti truccati e corruzione. Un articolo per il quale la Giunta distrettuale di Catania dell’Associazione nazionale magistrati aveva espresso “profonda indignazione”, sollecitando l’intervento dell’Ordine dei Giornalisti affinchè adottasse provvedimenti disciplinari.

Il Gruppo siciliano dell’Unci, Unione nazionale cronisti italiani, nell’affermare la totale autonomia dei giornalisti a decidere sul piano disciplinare dei propri iscritti, valuta la condanna di De Luca un chiaro segnale d’allarme per tutta la categoria e, in un’ottica di dialogo e serena collaborazione, invita l’Ordine dei Giornalisti ad una piena ed efficace vigilanza su chi, in evidente ed a volte criminale conflitto di interessi, fa un uso non propriamente limpido dei mezzi d’informazione.

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