Scarcerazione boss, Sebastiano Ardita: "È crollata la sensibilità civile e quella istituzionale sul fenomeno mafioso"

Scarcerazione boss, Sebastiano Ardita: "È crollata la sensibilità civile e quella istituzionale sul fenomeno mafioso"

di Katya Maugeri

Caos, disappunto e sgomento per una serie di scarcerazioni eccellenti di mafiosi. Timore e rabbia per quanto sta accadendo. Prima Francesco Bonura, definito da Tommaso Buscetta “un mafioso valoroso”, poi Pasquale Zagaria, detto Bin Laden, scarcerato a causa dell’emergenza Coronavirus. Oggi potrebbe arrivare la decisione sulla scarcerazione di Raffaele Cutolo. Storico boss fondatore della Nco e detenuto al 41 bis nel carcere di Parma che potrebbe ritrovarsi ai domiciliari. Quanto accaduto a Zagaria e potrebbe accadere a Cutolo ha portato nell’occhio del ciclone Francesco Basentini, il magistrato a capo del Dap.

Polemiche e sconforto per i familiari delle vittime che sentono riaprire ferite mai arginate: “Il Covid-19 non può certo diventare un pretesto”, hanno affermato in molti.

E dopo le accuse del leader della Lega, Matteo Salvini, sul “tenere chiusi in casa gli italiani e aprire le porte del carcere a pericolosi criminali”, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, interviene nuovamente sulla questione dichiarando che insieme al presidente della commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra, garantirà un decreto legge. Il decreto legge Aprile per limitare le scarcerazioni dei boss mafiosi, disposte dai magistrati di sorveglianza per ragioni di salute legate al contagio del virus. L’obiettivo del testo sarà quello di coinvolgere maggiormente nelle decisioni la Direzione nazionale antimafia e le Direzioni distrettuali.

Una emergenza sanitaria che ha permesso di abbassare la guardia contro la criminalità? In un video, il magistrato Sebastiano Ardita ha affermato “È crollata la sensibilità civile e quella istituzionale sul fenomeno mafioso”. Ma da cosa dipende?

«Da più fattori – spiega Ardita -. Non solo dal molto tempo trascorso dalle stragi, ma anche dal fatto che non si avverte la pericolosità di Cosa nostra, la sua devastante capacità di inquinare e deformare i rapporti sociali».

L’emergenza Covid-19 inoltre ha sin da subito alimentato rivolte importanti all’interno delle carceri. Qual è la sua opinione a riguardo…

«Come Lei rileva il pericolo Covid ha alimentato le rivolte o almeno ne è stato il pretesto. Andava in primo luogo verificata scientificamente questa possibilità e poi presa ogni precauzione per limitarne l’impatto, nessuna esclusa. Ma è impensabile operare con scelte che incidono sugli effetti penali – cioè utilizzare l’estrema ratio – fondando su di un presupposto di cui non si è provata l’evidenza scientifica».

La mafia rafforza la sua presenza con il binomio potere e denaro, riuscendo a cambiare, evolversi ma restando sempre sul territorio, come ha ben delineato nella sua nuova opera “Cosa nostra Spa”. La scarcerazione di boss che mai avremmo pensato di riavere nella società è forse un nuovo segnale di Cosa nostra?

«Più che un segnale, verrà presentato come un manifesto di vittoria, per convincere quanti non si sono piegati, che Cosa nostra è ancora forte e presente addirittura con i suoi capi».

 

È crollata la sensibilità civile e quella istituzionale sul fenomeno mafioso: solo così può spiegarsi quello che sta accadendo in questi giorni.

Pubblicato da Catania bene" di Sebastiano Ardita su Sabato 25 aprile 2020

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