Terme di Acireale nell'anno di pandemia, le ultime novità tra "conti e racconti"

Terme di Acireale nell'anno di pandemia, le ultime novità tra "conti e racconti"

di Saro Faraci

ACIREALE – Torniamo ad occuparci delle Terme di Acireale, riaccendendo i riflettori su una vicenda che, analizzata nel suo complesso e senza fermarsi ai singoli episodi, è una delle pagine più brutte dell’esperienza devastante della Regione Siciliana come imprenditrice.

Rimane una pagina brutta anche nell’anno della pandemia, annus horribilis di emergenza sanitaria e di grande affanno per l’economia isolana. Anno in cui le Terme avrebbe potuto fare la propria parte per dare un contributo di civiltà per affrontare tempi duri per tutti. In che modo?

Qualcuno nei giorni scorsi ha persino suggerito che, per fronteggiare l’emergenza sanitaria, sarebbe stata auspicabile la riapertura in tutta fretta dell’ex albergo Excelsior Palace. Avrebbe potuto essere un albergo Covid-19, tenuto conto della grande disponibilità di stanze e di luoghi di disimpegno in quella struttura.

Bella e nobile idea. Peccato che, per colpa della Regione che adesso affronta l’emergenza da pandemia, l’albergo è chiuso ed inutilizzabile dalla fine del 2011. Giace lì inerte, nell’omonimo viale delle Terme ad Acireale, in preda ad atti di vandalismo e saccheggio. A parte lo stato complessivo dell’immobile che dal punto di vista strutturale è anche compromesso.

Riepiloghiamo le ultime novità di cronaca.

Ex Hotel delle Terme

Continuano in modo imperterrito gli atti di vandalismo e di saccheggio nei confronti del patrimonio immobiliare delle Terme. Questa volta non c’entra nulla la Regione, ma c’è di mezzo l’inciviltà delle persone e, in particolare, di bande di ragazzini adusi a delinquere. In settimana è stato appiccato il fuoco al primo piano del dismesso Hotel delle Terme, localizzato nelle vicinanze dello stabilimento di Santa Venera, lungo la strada statale 114.

Le fiamme non si sono per fortunate propagate nel resto della struttura. Un clochard che vive abitualmente all’interno dell’ex albergo ormai in rovina ha avuto molta paura, riuscendo a guadagnare l’uscita non appena si è accorto del fumo nero che si stava diffondendo.

La Regione non c’entra nulla con l’incendio, ovviamente. Ma c’entra comunque lo stesso, perché in questi anni, nonostante sia proprietaria degli immobili facenti parte del patrimonio delle Terme, non ha mai destinato un quattrino. Nemmeno un euro per rinforzare la vigilanza, lasciando di fatto ogni incombenza al custode, rimasto, insieme ad un’altra unità di personale, l’unico dipendente della società Terme di Acireale SpA.

Il bilancio al 31 dicembre 2019

Altra novità è l’approvazione del bilancio. Nessun organo di stampa ne ha dato notizia prima, pur trattandosi di un atto ufficiale della società che, essendo interamente partecipata dalla Regione, è pubblica. Il 30 settembre a Palermo, negli uffici dell’Assessorato all’Economia, si è tenuta in via telematica l’assemblea dei soci per l’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2019. Il documento contabile è stato predisposto dai tre liquidatori di nomina regionale, ovvero Francesco Petralia, Antonino Oliva e Alessia Trombino.

Il bilancio evidenzia una perdita d’esercizio per 714.757 euro, di duecentomila euro superiore a quella registrata alla fine del 2018. A fronte di ricavi molto “magri” pari a 18.689 euro, alcune voci di costo sono aumentate rispetto all’anno precedente. Ad esempio i costi per servizi sono cresciuti di quasi 90.000 euro e adesso attestatisi a 255.801 euro.

La consistenza dei debiti rimane è diminuita rispetto a quella dell’anno precedente: sono 14.669.280 di euro i debiti che la società Terme di Acireale ha verso soggetto esterni. Più di cinque milioni di euro sono quelli di natura tributaria. Tra i creditori delle Terme risultano anche  Sogip ed Acienergia, due società interamente partecipate dal Comune di Acireale.

C’è anche qualche contenzioso in atto, con nove ex dipendenti e con la società Aci Nuoto per il mancato rispetto degli accordi per l’utilizzo delle piscine interne al Parco. Pendenze anche con i primi amministratori della società costituita nel 2006 quando il consiglio di amministrazione era presieduto dall’imprenditore Claudio Angiolucci.

Ovviamente il patrimonio netto è negativo per 1.760.488 euro.

Il Parco delle Terme

Ulteriore novità è rappresentata dalla trattativa in atto per favorire la riapertura del Parco delle Terme di Santa Venera. C’è in atto una triangolazione di rapporti fra il Comune di Acireale, i liquidatori delle Terme e Cerisvi. Quest’ultimo è un centro di ricerca  ospitato all’interno della struttura, concessa in comodato d’uso a seguito di un finanziamento europeo per un progetto sperimentale di efficientamento energetico.

Un accordo tra Cerisvi e la Regione Siciliana è stato recentemente sottoscritto. Suddividendo fra i due enti le responsabilità di manutenzione e gestione, il Parco potrebbe essere riaperto a breve, restituendolo ai cittadini, ai visitatori e ai turisti.

Analoga esperienza venne fatta qualche anno fa, quando liquidatore delle Terme era l’avvocato Gianfranco Todaro.

Il Parco aperto per alcune settimane venne chiuso immediatamente subito dopo, su iniziativa della Regione Siciliana. Ancora oscuri i motivi di quella chiusura, anche in considerazione del fatto che la manutenzione del Parco era stata affidata ad alcune associazioni cittadine.

Sembra che allora ci sia stato un fuoco incrociato fra esponenti politici locali, divisi da gelosie interne tra favorevoli e contrari all’apertura del sontuoso giardino inglese che accompagna alla fruizione dello stabilimento di Santa Venera.

L’ex stabilimento dell’Acqua Pozzillo

E’ sempre in discussione – ma questa non è una novità – la trattativa fra Comune di Acireale e liquidatori delle Terme. Si potrebbe compensare il credito vantato dall’amministrazione acese con l’assegnazione a titolo definitivo della struttura dell’ex stabilimento produttivo dell’Acqua Pozzillo. La struttura fa parte tuttora del compendio immobiliare società Terme di Acireale. Sarebbe “partita patta” fra creditore e debitore, se il Comune di Acireale rinunciasse al suo credito entrando nella piena disponibilità dell’ex stabilimento della Pozzillo.

L’amministrazione comunale però dovrebbe successivamente predisporre un piano per il suo recupero e per favorirne una destinazione d’uso compatibile alle vocazioni urbanistiche della frazione marinara di Pozzillo. Al di là della questione meramente contabile, cioè di compensazione, ci sono altri risvolti importanti (strategici, urbanistici, di responsabilità amministrativa) che attualmente si stanno esaminando.

Per “salvare” le Terme, la Città di Acireale dovrebbe farsi carico di un altro bene immobiliare non fruibile, ristrutturarlo e dargli una destinazione d’uso che ovviamente non può essere più quella originaria di imbottigliamento di acque e bevande

Cinque domande

Come al solito, nonostante la buona volontà dei liquidatori, via via esautorati nei loro compiti primari dalla Regione proprietaria che li ha nominati in quel ruolo, rimangono i nodi principali di tutta la vicenda. Con tutta una serie di domande annesse.

La prima. Quando si chiuderà definitivamente la liquidazione, iniziata dieci anni fa, e si procederà allo scioglimento della società Terme di Acireale SpA? In questo lasso di tempo, la società pubblica ha bruciato quasi 50 milioni di euro fra perdite, svalutazioni del patrimonio, maggiori debiti e minori crediti?

La seconda domanda. Quando si avvieranno le prime procedure per la predisposizione del bando per la privatizzazione, cioè per l’affidamento della gestione ai privati? Il Presidente Nello Musumeci non manca occasione di ricordare che si è in dirittura d’arrivo. Con tutto il sano ottimismo, però non si prospettano ancora novità all’orizzonte.

La terza domanda. Sarà coinvolta la comunità locale di Acireale nella definizione quanto meno delle linee guida di questo bando? Se lo chiede il Sindaco Stefano Alì. Se lo chiedono le forze politiche, economiche e sociali della città. Una città che, in questi anni sulla vicenda delle Terme, non ha potuto mai aprire bocca, delegando la faccenda all’intervento della deputazione locale in seno all’ARS.

La quarta domanda. E’ sempre possibile una “terza via” fra proprietà pubblica e privatizzazione della gestione, con l’esplorazione della formula del partenariato pubblico privato? E col concorso dei fondi immobiliari di Cassa Depositi e Prestiti, FIA ,FIV e INVIMIT, come chiede da tempo l’inascoltato commercialista catanese Francesco Piccirillo?

Infine la quinta domanda. Comunque finirà questa vicenda, ci sarà un intervento della Corte dei Conti? Per accertare almeno eventuali responsabilità della Regione e dei suoi superburocrati per tutto questo enorme spreco di danari pubblici in dieci anni. Perché eventuali responsabilità?

Da un lato non si autorizzava la concessione nemmeno di un quattrino per sostenere le Terme. Dall’altro lato il patrimonio immobiliare perdeva inesorabilmente valore per via degli atti di vandalismo e di saccheggio, oltre al loro fisiologico depauperamento.

Il Piano di sviluppo del turismo termale

Mentre affiorano, o meglio riaffiorano, queste domande, ironia della sorte la Regione Siciliana dai “mille volti” fa l’ennesimo capolavoro. Un atto di buona volontà forse, o di incoscienza viene pure il caso di sospettare.

Al punto 2.15 del piano per la competitività del sistema economico produttivo, inserito nel più ampio piano regionale per la ripresa e la resilienza, la Regione indica come priorità la realizzazione di un “piano strategico di sviluppo del turismo del benessere (sostegno al settore termale)“.

In pratica, nella lista della spesa dei progetti finanziabili con le risorse comunitarie del Recovery Fund, la Regione ci mette anche il termalismo. Non si mai, può darsi che l’Unione Europea sia benevola.

Un atto di buona volontà, sicuramente, se si considera che il termalismo in Sicilia non è solo pubblico delle strutture di Acireale e Sciacca. Infatti c’è anche quello portato avanti da coraggiosi imprenditori privati nelle province di Trapani, Agrigento e Messina.

Verrebbe anche il caso di sospettare che si tratti pure di un atto di incoscienza. Bisognerebbe infatti dimostrare all’Unione Europea con dovizia di particolari che in questi anni la Regione ha fatto tutto il possibile per salvare innanzitutto il termalismo pubblico di cui era direttamente responsabile. Se si vedono i “numeri” di Acireale e Sciacca, non è stato affatto così.

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