Agire per l'oggi, pensare per il domani. La ricetta dello studio Ambrosetti per l'Italia

Agire per l'oggi, pensare per il domani. La ricetta dello studio Ambrosetti per l'Italia

di Saro Faraci

E’ in corso da ieri e fino a domenica 6 settembre a Villa d’Este a Cernobbio, sul lago di Como, il tradizionale appuntamento del forum sull’economia (la 46a edizione) organizzato dallo studio Ambrosetti e da The European House. E’ un annus horribilis il 2020, e di conseguenza la situazione economica attuale legata alla pandemia e quella immediatamente successiva del post Covid-19 sono i temi più caldi del forum. Per l’occasione, la business community di The European House Ambrosetti – oltre 350 amministratori delegati e vertici delle più importanti società italiane e multinazionali – ha rilasciato la terza rilevazione dell’Ambrosetti Club Economic Indicator per valutare il “sentiment” di fiducia degli operatori d’impresa.

I dati sono sconfortanti. I primi due trimestri 2020 sono stati caratterizzati da un comprensibile tracollo della fiducia: l’indicatore di sentiment sulla situazione attuale è crollato a -60,8 a marzo e a -59,8 a giugno. La fase 2 ha portato alla riduzione del 70% del pessimismo. A settembre del 2020 l’indicatore assume il valore di -21,1, ancora negativo, ma decisamente incoraggiante in prospettiva. Valori così bassi della fiducia non si registravano dal marzo del 2014. C’è stata anche sfiducia sulla situazione dell’occupazione: -56,5 nel secondo trimestre e -22,8 nel terzo; l’indice di fiducia sulla situazione degli investimenti è stato altrettanto negativo: -60,1 e -18,4 nei due periodi presi in esame.

Tuttavia, qualche segnale di moderata fiducia emerge dall’indicatore sulla situazione prospettica a sei mesi, che oggi è a 1-8, mentre era stato di -63,4 a marzo e di -63 a giugno. La fiducia è un termometro importante per misurare la “temperatura” dell’economia. Ad esempio, è possibile che l’autunno porti con sé una seconda ondata epidemiologica e nuove restrizioni, ma adesso c’è più fiducia nelle politiche di contenimento della pandemia perché l’impegno profuso in questi mesi a livello governativo permetterà, sperabilmente, di affrontare ricadute in maniera più preparata. Per esempio, i posti letto in terapia intensiva sono passati da 8,6 per 10.000 abitanti a 15,6, praticamente raddoppiandosi.

La situazione economica generale però rimane critica. Il Fondo Monetario Internazionale stima una recessione mondiale del 4,9% per il 2020; mai negli ultimi sessant’anni il mondo aveva subito una contrazione di tale portata. Per avere un’idea nel 2008 era -0,1%, adesso è -4,9%, quindi 50 volte superiore alla grande crisi del 2008. Per l’Italia, il modello econometrico elaborato da The European House Ambrosetti indica una contrazione del 10,8% del PIL, si tratta della terza più grave contrazione nei 150 anni di storia della Repubblica.

Pertanto, secondo The European House Ambrosetti, «invocare il concetto schumpeteriano di distruzione creativa, in questo frangente, rischia di essere fuori luogo». In altri termini, c’è crisi, la più severa dal 1943, e al momento bisogna agire subito per scongiurare ulteriori derive. Tuttavia, bisogna pure pensare per il futuro perché il Covid-19 ha avuto il dubbio merito di mettere sul tavolo tutti i fattori critici che in Italia non affrontiamo da almeno vent’anni: produttività stagnante, burocrazia, lentezza delle giustizia civile e amministrativa, mancanza di infrastrutture al Sud, disuguaglianze crescenti, frammentazione del mercato del lavoro e mancanza di opportunità per i giovani.

Se non ora, quando intervenire?

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