Ramajca Boyz Atto I: il ritorno ad Itaca


 
 
 

CATANIA – “Musa, quegli uomini di moltiforme ingegno…” era il 2010, e tre giovani con un sogno esordiscono sul web con il singolo “Ora ca sugnu’ cca”, attirando le attenzioni della scena musicale locale e non. L’ascensione e la crescita artistica del gruppo è accompagnata, via via, dall’uscita di diversi singoli, fino alla decisione di voler dare una svolta. Con una caparbietà che solo tre giovani con un sogno in testa possono avere, i Ramajca Boyz si spostano a Londra, dove producono l’album “Radici”. Culmine di un lavoro intenso, “Radici” è improntato sulla dancehall giamaicana, mischiato con pizzichi di roots, comprende 16 tracce ed è scritto in siciliano, italiano e inglese. “Amore per il territorio”, questo è il significato che i tre artisti, Paolo Manto, Andrea Zaza e Andrea King hanno voluto incidere nei loro testi, offrendo il punto di vista di chi non smette di credere che esiste sempre una possibilità per chi la desidera abbastanza. Un ritorno alla loro personalissima Itaca, con tutti gli accorgimenti metrici del caso, sarebbe stata la figura descritta da qualche memorabile scrittore, che narrerebbe come i tre impavidi Ramajca Boyz siano poi stati accolti nella loro terra natale, compiaciuta di essere più che egregiamente rappresentata in un contesto musicale già di per se stratificato. Ritorni quindi, ma anche partenze: come quella di sabato scorso, quando il trio reggae è tornato a calcare il suolo natale, in un palco del tutto esclusivo, allestito per l’occasione in una zona centrale della cittadina, l’evento in questione è stato il capo-fila di un tour di esportazione della cultura ramajcana.
Provandosi a chiedere quale sia la peculiarità del gruppo, e come abbiano fatto questi tre ragazzi ad attirare l’apprezzamento di più e più uditori, si apre una vasta gamma di risposte. Sarà l’uso di uno stile ritmato di cui il trio è pioniere, sarà l’uso di temi sociali con un proprio e vivido significato, o sarà, ancora, che ciò che rende speciali i Ramajca Boyz risiede nel loro modo di essere ed approcciarsi all’ascoltatore.
Anche se in pillole, è questa la storia o, più correttamente, il preludio di una realtà emergente, di un orgoglio tutto ramacchese che raccoglie le urla di protesta ma anche di disorientamento a cui un giovane è oggi soggetto, componendo denuncia sociale, ma ritmata e scandita da un flow ben condito; riuscendo persino a smontare la convinzione che esistano limiti esterni alla propria forza di volontà. Partendo da questo assunto si capisce come facciano le parole dei Ramajca Boyz ad assurgere al ruolo di “lanterne” (o del rispettivo omerico in prossimità del porto della città di Alessandria), ora volte alla ricerca di maggiore consapevolezza, ora faraglione di un messaggio di speranza atto a voler caricare di vibrazioni positive l’ambiente circostante. A porti sempre più grandi.

Giovanni Fatuzzo
Foto di: Vincenzo Adriano Scilletta & Filippo Arena

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