Nicolosi, ecatombe ecologica ai Monti Rossi

Nicolosi, ecatombe ecologica ai Monti Rossi

Riceviamo e pubblichiamo.

NICOLOSI – Free Green Sicilia ha chiesto a Istituzioni ed autorità  competenti e agli eventuali responsabili dell’ecatombe  di migliaia di piante della pineta dei Monti Rossi di Nicolosi nel cuore del Parco dell’Etna di fermare le motoseghe per salvare quei pini rimasti miracolosamente ancora in vita. Nella sua limitata estensione è comunque per noi un crimine contro la Terra  quando peraltro sono ancora in corso da mesi gli incendi dolosi e devastanti dell’Amazzonia e dell’Australia di cui si considerano già gli effetti sul clima e sul pianeta.

L’associazione ecologista, venuta a conoscenza del taglio indiscriminato di migliaia  di pini nel Parco pineta dei crateri Monti Rossi di Nicolosi senza, ad avviso della stessa, alcun motivo apparente viste le condizioni in cui verserebbero il resto degli alberi rimasti ancora in vita e le parti di quelli già eliminati ha chiesto formalmente a tutte le Autorità coinvolte, a partire dal Comune di Nicolosi, all’Ente Parco dell’Etna, alla Sovrintendenza e al  Corpo della Forestale,   chi abbia deciso tale incomprensibile e anti-ecologico provvedimento  e dunque i motivi scientifici che avrebbero portato a tale grave scempio ambientale, peraltro all’interno del Parco dell’Etna  vulcano Patrimonio dell’UNESCO, ovvero se ogni singola pianta è stata esaminata e considerata in grave stato biologico e strutturale irreversibile ovvero non curabile.

Free Green Sicilia – afferma Alfio Lisi portavoce di Free Green Sicilia – ha anche chiesto  in modo accorato  di fermare immediatamente il taglio insensato dei pini ancora in vita che peraltro ha coinvolto la parte sommitale dei Monti Rossi e  che non avrebbe eguali nella memoria del Parco dell’Etna e dei cittadini etnei e che peraltro rischia di desertificare per decenni tale parco visto e considerato che gli alberi di pino per arrivare all’altezza di oggi, circa 30 metri,  dovranno impiegare diverse decine di anni oltre ai costi milionari per il loro taglio e sradicamento. Inoltre, come se tale scempio non bastasse, per permettere che i mezzi meccanici utilizzati per il taglio e lo spostamento degli alberi è stata spianata una vasta parte del Monte per ricavarne una sorta di strada carrabile.

Tale scempio – sostiene Lisi – non può trovare a nostro avviso alcuna giustificazione scientifica  né  tanto potrebbe l’incendio doloso avvenuto nel lontano 2014 visto che le piante nel frattempo hanno avuto la possibilità com’è nella loro natura di rigenerarsi né tanto meno il forte vento che avrebbe danneggiato qualche pianta in quanto sarebbe bastato fare un censimento selettivo certificato da esperti botanici delle piante da eliminare e non mettere invece in atto un’ecatombe di pini che qualcuno dovrà giustificare anche in considerazione del fatto che la vita biologica dei suddetti, considerati dalla scienza botanica simbolo di resistenza e longevità, può superare i 250 anni.

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