Adozioni internazionali, quando i sogni diventano realtà

Adozioni internazionali, quando i sogni diventano realtà

di Katya Maugeri

Ci sono sogni che cambiano la vita. Desideri espressi da bambini abbandonati che silenziosamente costruiscono pareti colorate e sorrisi condivisi. L’emergenza sanitaria da Covid-19 non ferma chi cerca quotidianamente di dare forma a questi sogni.

Lian – Life in Adoption Network è un progetto bellissimo che dà speranza e nasce proprio per far sì che questo desiderio si avveri in ogni Paese del mondo. In un momento di flessione senza precedenti per l’adozione internazionale in Italia, i primi cinque enti autorizzati italiani hanno deciso di camminare insieme, mettendo in comune le proprie risorse, le proprie energie, le proprie strutture e attività sia in territorio nazionale che all’estero.

«In un momento molto particolare – spiega Maria Virgillito presidente dell’associazione solidarietà adozioni – ASA, realtà leader per le adozioni nell’Europa orientale; CIFA, ente italiano con il maggior numero di adozioni accompagnate; Ai.Bi. – Amici dei Bambini, l’ente con il maggior numero di sedi in Italia e sedi estere; Ariete, l’ente più rappresentativo nel Sud Italia; Nidoli, organizzazione leader per le adozioni nella Federazione Russa, hanno deciso di mettere in comune le proprie competenze per garantire che questo desiderio possa diventare realtà in ogni parte del mondo».

Lian si configura, così, come una partnership autorizzata a operare in 50 Paesi esteri con ben 33 sedi in Italia, che, negli ultimi 20 anni, ha contribuito a realizzare circa 12mila adozioni.

Quanta disinformazione è presente in Italia in merito alle adozioni internazionali? E in che modo, invece, si sta agendo? 

«Nell’ambito delle adozioni internazionali – continua Maria Virgillito – come del resto in molti altri, c’è tanta disinformazione. Si veicolano messaggi errati senza controllo, soprattutto al giorno d’oggi nell’era di internet. Molto spesso le coppie che hanno adottato o sono in attesa, raccontano la propria esperienza tramite i social network, facendo trapelare messaggi non istituzionali, ma mediati esclusivamente da un sentire soggettivo. Occorre pertanto fare una grossa battaglia mediatica e divulgare solo ed esclusivamente informazioni di tipo sociale, istituzionale e giuridico con valenza oggettiva».

Adozioni e sogni realizzati: molti genitori, attraverso le adozioni realizzano e sperimentano il dono della paternità e maternità. Quanta gente abbandona i pregiudizi per affidarsi a voi?

«Sperimentare il dono della maternità e paternità, ma anche il dono dell’essere figlio. Noi da sempre portiamo avanti una battaglia culturale dell’istituto giuridico dell’adozione che è parte della mission dell’Asa, ovvero quella di diffondere la cultura dell’accoglienza. Purtroppo i pregiudizi permeano anche quest’ambito, ma l’uso appropriato dei termini ci aiuta ad accompagnare e formare le coppie. Occorrere una vera e propria ri-educazione all’adozione. Nonostante si proclami la necessità di garantire il superiore interesse del minore, l’adozione risulta essere strettamente correlata ad una visione adulto-centrica, legata alla mancata gravidanza biologica.

Come sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del bambino del 1989 e dalla stessa Convenzione de L’Aja del 1993, l’adozione, sia essa nazionale o internazionale, è prima di tutto una misura di protezione del bambino privo di famiglia. L’interesse del minore deve essere la considerazione prioritaria in tutte le procedure che lo riguardano. Solo superando questa visione si potrà auspicare un cambiamento di mentalità che veda il bambino ad avere diritto ad una famiglia, che lo accoglierà con gioia da qualsiasi parte del mondo arrivi».

Lian è aperta a collaborare anche con enti autorizzati di Paesi esteri che vorranno provare a “camminare insieme” per ridare a ogni bambino abbandonato quella speranza che si merita.

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