Ergastolo ostativo, incostituzionale. Carmelo Musumeci: "La speranza sull’ergastolo, una sconfitta alle mafie"

Ergastolo ostativo, incostituzionale. Carmelo Musumeci: "La speranza sull’ergastolo, una sconfitta alle mafie"

di Katya Maugeri

Una pena senza fine e senza la possibilità di accedere a qualsiasi misura alternativa al carcere e a ogni beneficio penitenziario, ecco cos’è l’ergastolo ostativo. La logica diffusa del “buttatelo in carcere e gettate via la chiave” non è compatibile con i principi fissati dalla Costituzione – le pene infatti non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato, art. 27 comma 3 – e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (divieti di trattamenti inumani e degradanti, art. 3): ogni detenuto ha diritto al riesame della sua personalità in corso di detenzione. Ogni personalità non è statica ed è destinata a mutare, ad evolversi – in alcuni casi – nel tempo, proprio per le esperienze vissute, tanto più dopo anni di vita in carcere. In virtù della pronuncia dei ‘giudici delle leggi’, che nelle prossime settimane depositeranno la loro sentenza con le motivazioni, la presunzione di ‘pericolosità sociale’ del detenuto non collaborante non è più assoluta ma diventa relativa, superata dal magistrato di sorveglianza, la cui valutazione caso per caso deve basarsi sulle relazioni del carcere nonché sulle informazioni e i pareri di varie autorità, dalla Procura antimafia o antiterrorismo al competente Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. D’ora in avanti, pertanto, i giudici potranno valutare il grado di risocializzazione del condannato verificando la «piena prova di partecipazione» al percorso rieducativo durante la detenzione; l’acquisizione di elementi concreti per escludere «l’attualità della partecipazione all’associazione criminale»; la mancanza del «pericolo del ripristino» di quei collegamenti.

Numerose e contrastanti le opinioni in merito. Per l’associazione Nessuno Tocchi Caino, da anni impegnata, con il Partito Radicale, per l’abolizione dell’ergastolo ostativo, “la decisione della Corte Costituzionale apre una breccia nel muro di cinta del fine pena mai”. Sebastiano Ardita, oggi presidente della Commissione penale del Csm sull’esecuzione penale e la sorveglianza, vede nella decisione il rischio di gravi conseguenze, a partire dalla pressione che le organizzazioni mafiose potrebbero esercitare sui magistrati di sorveglianza. Anche se, spiega, la sentenza “non rappresenta di per sé il superamento di quel modello”, vale a dire l’assoluta chiusura nella concessione dei benefici ai mafiosi che non collaborano, ma “rimette al legislatore il compito di modulare in concreto l’ampiezza di questa innovazione”. Ecco perché il Parlamento deve “mantenere fermo il sistema della prevenzione antimafia” e “impedire che quella che dovrebbe essere una eccezione diventi una regola, che va a beneficio di personaggi capaci di riorganizzare Cosa nostra e non rivolta a chi sta fuori dalla organizzazione”.

C’è chi definisce l’ergastolo ostativo una pena di morte viva, Carmelo Musumeci, ex boss della  Versilia che dopo tantissimi anni di carcere trascorsi con la certezza di non uscirne più, ottiene la semilibertà. «Dopo la decisione della Corte Costituzionale sull’ergastolo ostativo alcune persone dicono e scrivono che questa sentenza sia un regalo alle mafie. Non sanno (o forse lo sanno) quanto si sbagliano, perché questa decisione leverà l’acqua ai pescecani e molti mafiosi adesso avranno l’opportunità (insieme alle loro famiglie) di uscire (anche culturalmente) dalle loro organizzazioni senza mettere in cella un altro al posto loro e senza recare pericoli e disagi ai propri familiari», spiega alla nostra redazione. Affermare che un mafioso rimane mafioso per tutta la vita è una stupidaggine, o meglio, lo può rimanere se lo Stato si accontenta di murarlo vivo senza speranza e senza l’umanità di ammazzarlo prima. Penso che in uno Stato di Diritto la “vendetta” dovrebbe essere quella di tirare fuori dal criminale il senso di colpa per il male fatto, e ci può riuscire solo con una pena che faccia “bene”. Molti non sanno che alcuni mafiosi, in particolar modo quelli che non commettono reati perché li fanno commettere agli altri o ne creano le condizioni, sono sempre stati terrorizzati dell’eventuale abolizione dell’ergastolo, per paura di perdere il loro esercito, perché la speranza di rifarsi una vita è un deterrente molto più efficace del carcere duro o dell’ergastolo ostativo. Alcuni professionisti dell’antimafia affermano che in certi paesi si possono permettere di non avere il carcere duro o l’ergastolo ostativo perché nelle loro nazioni non esiste il fenomeno mafioso, ma non riflettono sul fatto che forse da noi esiste proprio questo fenomeno per le politiche sbagliate e perché le nostre carceri e le nostre pene sono solo cancerogene e producono grande e piccola criminalità. Inoltre, uno Stato di Diritto – conclude Carmelo Musumeci – non dovrebbe avere paura dei suoi giudici, piuttosto, dovrebbe avere paura dei suoi politici, quindi perché non avere fiducia nella magistratura di sorveglianza se, caso per caso, ora avrà la possibilità di decidere di fare rientrare nella società i detenuti che lo meritano?».

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