Spettatori della storia

 | Salvo Reitano |

Mentre scrivo questo elzeviro, alcune centinaia di economisti, sociologi, letterati e studiosi hanno già dato alle stampe il grande libro sulla crisi e i destini incrociati del mondo. Una nuova ondata di pensiero sta per sconvolgere il pianeta da Oriente a Occidente.
Non è difficile immaginare il contenuto di questi libri che l’editoria si ostina a chiamare “saggi”. É come se fossero già nelle vetrine, in bella mostra sui banchi del centro commerciale, nelle librerie virtuali. Ciascuno con un titolo uguale ad altri titoli, firmati da un autore identico ad un altro autore. Qualcuno di questi volumi sarà pieno di grafici e incomprensibili statistiche: sul pauroso flusso migratorio che sta sconvolgendo l’Europa, sulla necessita di nuova energia, sul consumo quotidiano di beni necessari e voluttuari.
Qualche altro, scritto con uno spirito ecologico, racconterà di mari e fiumi inquinati, di fauna sterminata dagli anticrittogamici, in barba alle coltivazioni biologiche, dei boschi devastati dagli incendi causati sempre più spesso dalla mano malvagia dell’uomo, dal tasso sempre crescente di anidride carbonica. C’è chi affronterà, con genio filosofeggiante, i grandi temi dell’esistenza, a partire dall'”animalità” che è una delle parole più tecniche del vocabolario della filosofia contemporanea.
Si chiederanno, e vorranno farci comprendere, quali nascosti traumi interiori porterà con se la tecnologia digitale che sembra non arrestarsi? Esisterà ancora la famiglia così come l’abbiamo conosciuta, a dispetto delle crisi e dei cambiamenti epocali che ne hanno minato le fondamenta? E il sesso sarà leggerezza o ossessione? Riprenderà a crescere la fede nel Dio dei cattolici o avranno il sopravvento pilastri e regole di quella musulmana? Quale “volto” avrà il nuovo uomo figlio delle unioni interrazziali? E la poesia, i romanzi, i racconti, si chiederà un critico letterario, riusciranno a sopravvivere?
Così o pressappoco saranno i libri di saggistica del prossimo autunno, pronti per essere infiocchettati e finire sotto l’albero di Natale in confezione regalo. I giornali e le riviste li recensiranno, i politici e i tuttologi di ogni risma li mediteranno, il Papa ne trarrà spunti per la prossima enciclica e i terroristi del sedicente califfato islamico se li avranno tra le mani li bruceranno. Soltanto qualche vecchio nostalgico di belle letture, che ha riesumato da impolverate librerie i classici greci e latini, non si accorgerà di nulla perché sa bene che tra qualche anno, c’è da giurarci, nessuno si ricorderà più di questi libri perché la storia, senza avvisare, avrà improvvisamente inventato un nuovo problema da affrontare e dibattere. La nuova saggistica ha gli stessi vizi di quella che ci ha accompagnato fino a ieri e non sarà diversa da quella di domani.
A rischio di prendermi gli strali di qualche solone mi sento di poter dire che manca completamente di utilità e di verità. I fatti si presentano per accadimenti, i saggisti cercano di interpretarli, ne sviscerano le cause, le dispongono in maniera razionale e offrono al lettore previsioni e spesso azzardate conclusioni. Non è operazione da poco e così succede che quanto vi era di veramente autentico nella voce dei fatti viene quasi rimosso. La realtà scompare in una fitta nebbia di schemi, di convenzioni, di parole d’ordine, di complicati tecnicismi. A sostegno di questa tesi il fatto che le conclusioni sono il più delle volte smentite dalla storia, la quale si diverte a disegnare una catena di avvenimenti e circostanze, imprevisti e imprevedibili, che scombinano ogni cosa con l’abilità degli illusionisti del circo.
E noi siamo lì, a bocca aperta, spettatori della storia, con i nostri inutili “saggi”, i nostri schemi di sviluppo, i nostri tassi di crescita, la nostra paura del terrorismo, la nostra vana fiducia di capire il presente e l’arroganza di prevedere e anticipare il futuro.

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