L’ultima vasca e la grande rimonta. Un oro per tutti quelli che ci credono


|Saro Faraci|

Non ho visto in tv le immagini in diretta della “divina Fede”, oro nei 200 stile libero di nuoto ai mondiali di Budapest. Ho visualizzato però i tanti video in streaming postati sui social e, in effetti, quella della Pellegrini è un’impresa storica. A ventinove anni di età, le grandi bracciate nell’ultima vasca e lo straordinario recupero sulle concorrenti australiane hanno il sapore della rivincita dopo la delusione delle scorse Olimpiadi, tintillano come il rumore dello scacco matto alla sfortuna e profumano in modo inebriante di gioia perché vincere per un atleta è la più grande soddisfazione dopo sacrifici e qualche delusione. La divina Fede però ci ha abituati a grandi imprese in questi anni di vittorie e, sebbene l’ultima vasca appaia come la conclusiva di una lunga carriera piena di medaglie, non è escluso che la Pellegrini riservi ancora altre sorprese ai suoi sostenitori.

E’ un oro simbolicamente per tutti quello guadagnato ieri a Budapest da Federica. Un oro per tutti quelli che credono ancora che disciplina, rigore, sacrifici, metodo siano i veri ingredienti del successo e che, comunque, alla lunga ripagano abbondantemente degli sforzi fatti. D’accordo, dietro ci sta il genio della Pellegrini e la sua statura di fuoriclasse in uno sport dove non è facile restare così per lungo tempo sulla breccia. Ma il successo della nuotatrice azzurra non è diverso da quello ottenuto alle Olimpiadi di Atene del 2004 dal setterosa di Giusi Malato, Tania Di Mario e le altre pallanotiste azzurre. O i successi in questi giorni degli atleti siciliani campioni mondiali di scherma. E così via, dove dietro il successo c’è l’invisibile del duro lavoro di preparazione. Nulla accade per caso!

Un oro che sentono proprio tantissimi ragazzi, quelli che in questi giorni hanno conseguito la maturità a Scuola oppure hanno appena ricevuto la pergamena di laurea all’Università. Ci sono alcuni che veramente nell’ultima vasca hanno fatto bracciate incredibili per strappare una medaglia al merito scolastico e, come la Pellegrini, sono stati capaci di rimontare straordinariamente alla fine contro la sfortuna, contro gli ostacoli, contro il tempo. Non sono risultati che capitano per caso, né a Scuola né all’Università né nella vita in generale; dietro ci stanno ore ed ore di allenamento anonimo, lontani dai riflettori e dal clamore dei social, periodi nei quali la “solitudine dei numeri primi” prevale temporalmente sulle occasioni di convivialità, sulla dimensione di socialità e persino sulle uniche opportunità di vivere momenti di spensieratezza coi familiari, gli affetti e le persone più care.

L’oro di Federica Pellegrini è un oro per tutti. Ad esempio, per gli startupper che, dopo anni ed anni di duro lavoro fra numeri, test di fattibilità, incontri e presentazioni, all’ultima vasca utile per vincere la medaglia si sbracciano con tutta la loro forza e strappano finalmente il primo contratto, guadagnano il primo cliente, acquisiscono il consenso del primo investitore. Per gli imprenditori che, come la Pellegrini, dopo aver vinto il loro campionato nazionale nel settore in cui operano, provano a misurarsi all’estero con colleghi più bravi di loro (sulla carta), per poi scoprire che si può vincere anche in una vetrina internazionale. L’oro per tutti quelli che, dopo anni ed anni di studio o di duro lavoro, vincono un concorso, ottengono un posto di lavoro, guadagnano un’importante promozione o arrivano ad una prestigiosa posizione.

Una medaglia d’oro rimarrà sempre il riconoscimento più alto per chi crede che nella vita il “tutto e subito” non sia l’unico approccio possibile per ottenere ciò che si vuole, come spesso erroneamente credono politici, politicanti e tirapiedi. Un riconoscimento soprattutto per chi, come la divina Fede, ottenuto un successo si mette nuovamente all’opera con umiltà e sacrificio silenti, per riguadagnare il podio più alto. Bruciare le tappe nella vita è per molti non per tutti, ma restare sulla breccia per lungo tempo è veramente roba da pochi.

Risuonano, in questa giornata di commenti post-vittoria della Pellegrini, i meravigliosi versi di Alessandro Manzoni nell’ode Cinque maggio dedicata a Napoleone.

«La procellosa e trepida/gioia d’un gran disegno/l’ansia d’un cor che indocile/serve, pensando al regno/e il giunge, e tiene un premio/ch’era follia sperar»

Immagine tratta dal web

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