Biancavilla, la "mancata" processione dell'Addolorata ai tempi del Coronavirus

Biancavilla, la "mancata" processione dell'Addolorata ai tempi del Coronavirus

di Maria Francesca Greco

Un Venerdì Santo insolito quello di oggi a Biancavilla. A fare da sveglia alle 5.45 non è stato il consueto sparo di fuochi d’artificio che sancisce l’uscita del fercolo della Madonna Addolorata dalla chiesa del Purgatorio. Un segnale, questo, di inizio itinerario di fede e di dolore, di quella sentita devozione della città che accompagna nella “cerca” del figlio morto la Madonna. Un silenzio, quello di quest’anno, ancora più assordante dato dall’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus.

Un’assenza che manca un po’ a tutti i biancavillesi, i quali partecipano ogni anno in maniera composta e silenziosa accanto al simulacro della Madre Addolorata, con la testa e le mani di cera, alla processione.
Manca quella folla, che comincia ad affluire da ogni angolo del paese, crescendo di minuto in minuto. Quella processione  che percorre le vie cittadine raggiungendo tutte le chiese del paese, dove la statua viene portata sino all’altare della riposizione, il  Santo Sepolcro, allestito il giorno precedente oppure, in mancanza di questo, davanti al Crocifisso velato di viola. Ogni devoto sente la mancanza della recita davanti al sepolcro di una preghiera e dell’intonazione del versetto del “Miserere”o una strofa dello “Stabat Mater”.

E poi ancora, mancano i fuochi d’artificio, la banda, il rumore della “troccola” (arnese di legno agitato dei cherichetti), la sosta nei “luoghi di dolore e di sofferenza” ovvero l’ospedale “Maria SS. Addolorata” dove il personale medico e paramedico con i loro camici scorta il simulacro e la sosta al “Vecchio Cenacolo”, il suggestivo canto delle Clarisse del Monastero di Santa Chiara e la fine della processione con l’ingresso nella chiesa del Purgatorio da dove usce ogni sera del Venerdì Santo per la processione dei “Tre Misteri”.

Un itinerario di devozione e di dolore lungo settemila metri circa (il tragitto ha subito negli anni delle modifiche) che incontra volti di anziani, bambini e giovani immedesimati nel dolore della Vergine. La statua era di proprietà della famiglia Raspagliesi la quale nel 1859 la donò alla arciconfraternita dei Bianchi.

Oggi più che mai, in questa parentesi di emergenza, è possibile colmare in parte questa mancanza di tradizione, grazie alla fotografia di appassionati che hanno immortalato le emozioni del corteo del Venerdì Santo biancavillese.

In particolare possiamo rivivere quei momenti con alcune foto, di diversi anni, di due biancavillesi, Giovanni Stissi e Antonio Zappalà. Inoltre è possibile far rifiorire quei ricordi attraverso un contributo fotografico del marchigiano Claudio Marcozzi, il quale venne a Biancavilla nel 2006 per il workshop di fotografia organizzato dal comune.

Di seguito le tre gallerie fotografiche.

 

Foto di Giovanni Stissi.
L’amore doloroso. La processione della Madre Addolorata. 19 Aprile 2019

Foto di Antonio Zappalà. Venerdì Santo del 2006, 2008 e 2009.

2006
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2008
2008
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2009
2009
2009

Foto di Claudio Marcozzi 2006

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