L'economia della Domenica tra riposo e riaperture. Cosa ci ha insegnato il Covid-19?

L'economia della Domenica tra riposo e riaperture. Cosa ci ha insegnato il Covid-19?

di Saro Faraci

Al di là di norme di legge e disposizioni amministrative vigenti, e dunque di ordinanze in deroga e di contesti a vocazione turistica dove le aperture sarebbero consentite, si ripropone puntualmente la questione se facilitare o meno gli esercizi commerciali ad alzare le saracinesche il giorno della Domenica e, più in generale, nei festivi. Un suggerimento? Un obbligo? Il problema si ripropone puntualmente e questa volta è amplificato dagli effetti del Covid-19 sia sul tessuto economico che sulle relazioni sociali. L’emergenza da Coronavirus, infatti, è stato uno shock economico di proporzioni spaventose ma è anche il primo evento, dopo la seconda guerra mondiale, che ha avuto serie implicazioni sulle dinamiche delle abitudini e delle relazioni fra persone. A Catania, ad esempio, la recentissima decisione del Sindaco Pogliese di favorire la domenica la riapertura degli esercizi, ad eccezione dei centri commerciali, ha scatenato cori di consenso e altrettanti di dissenso.

Vediamo “a freddo” quali sono vantaggi e svantaggi delle aperture domenicali che, si badi bene, non sono decisioni astratte o soltanto amministrative perché coinvolgono imprenditori, dipendenti, le famiglie degli uni e degli altri, nonché i potenziali ed effettivi acquirenti e i loro congiunti. Che la Domenica sia una giornata di interessi e cointeressenze familiari per i titolari degli esercizi commerciali non v’è dubbio. I primi, gli interessi, riguardano l’esigenza di trovare, all’interno del nucleo sociale di primo riferimento, occasioni ed opportunità di riposo, di ritrovo, di dialogo. Le seconde, le cointeressenze, investono la sfera economica e dunque la necessità di portare a casa il pane e di condividerlo con i propri familiari.

Esercizi chiusi alla domenica significa riposo per gli esercenti. Si potrebbe obiettare che sono già stabilite per legge le giornate di riposo durante la settimana, proprio consentire ai piccoli imprenditori di ricaricare le batterie. Ma la Domenica è giorno di festa per tutti, e non si capisce perché questo precetto morale, e religioso in molti casi, vale per molti, ma non per tutti. Ma oltre al riposo, ci sono anche importanti ragioni familiari. L’opportunità di andare a trovare parenti ed amici, l’occasione di organizzare una gita fuori porta, l’esigenza di fare una passeggiata all’aria aperta, specie in quei luoghi, come la Sicilia, dove l’aria è buona e la Natura è stata generosa nei confronti degli abitanti dell’isola. Quando i piccoli operatori economici praticherebbero queste abitudini se non alla Domenica? Si potrebbe obiettare che così verrebbe penalizzata la clientela che spesso proprio di Domenica fa quegli acquisti che non può permettersi di effettuare durante il resto della settimana poiché i genitori sono al lavoro e i figli vanno a scuola mentre i ritmi incalzanti e frenetici dei giorni feriali non lasciano tregua.

Esercizi aperti alla domenica significa guadagno per gli esercenti. Guadagno ulteriore per alcuni; la principale occasione di guadagno settimanale per altri, ovvero quegli operatori ubicati nei centri ad elevata vocazione turistica dove la Domenica è giorno di affari e non di riposo. Privare i titolari degli esercizi di questa opportunità di apertura equivale a compromettere la già delicata situazione economica e finanziaria di molte piccolissime e micro-imprese alle quali sarebbe tolta l’unica possibilità, in tutta la settimana, di avere occasione di reddito anche per il resto della famiglia. E poi, se la clientela potenziale esiste, che senso avrebbe privare le famiglie acquirenti di questa occasione dove si unisce l’utile (gli acquisti) al dilettevole (la passeggiata)?

Il pendolo della Domenica dunque ha sempre oscillato fra pro e contro delle aperture domenicali, mettendo dentro questo complesso ragionamento socio-economico pure il sacrosanto diritto dei dipendenti a godersi, come tutti gli altri, il giorno di riposo della Domenica; l’opportunità per molti centri turistici di vivificare pure l’indotto, perchè gente che compra è pure gente che mangia, consuma pasti e spuntini, spende altrove, anche per i parcheggi e i servizi comunali. Dunque perché rinunciare a queste ulteriori opportunità?

La verità è che in questi anni, mentre il pendolo dei ragionamenti ha oscillato fra pro e contro, la moderna distribuzione commerciale l’ha fatta da padrona. I centri commerciali hanno fagocitato i centri urbani, “non luoghi di transito” sono diventati luoghi di relazioni sociali; eventi e occasioni di intrattenimento hanno attirato tanta gente dentro questi grandi spazi al chiuso, creando una nuova economia della Domenica, ma generando pure tanti costi sociali: il traffico intenso sulle arterie stradali e in prossimità dei centri commerciali, dunque i lunghi tempi di percorrenza; in più il problema del parcheggio, le lunghe file alle casse, una dinamica spesso finta di relazioni fra le persone perché, nei centri commerciali, ognuno – si sa – è interessato a vedere quello che vuol vedere e ciascuno pensa solo a se stesso. E via di seguito.

E’ arrivato il Covid-19 e dunque, per due mesi, l’economia della Domenica è stata sospesa per via del lockdown. Il divieto di assembramenti ha fatto chiudere i centri commerciali; i DPCM del Governo hanno imposto la chiusura delle attività a quasi tutte le categorie di piccoli operatori commerciali; non si poteva uscire da casa se non con autocertificazioni. Naturalmente, oltre agli aspetti sociali, ci sono stati importanti e gravi riflessi sull’economia del Paese se, per via di queste e altre chiusure, il PIL cadrà giù di oltre dieci percentuali a fine 2020. Però l’Italia ha ritrovato, più per necessità che per opportunità, il valore del focolare domestico e di tutto questo grande beneficio sembra ci si stia presto dimenticando, con l’attenuazione dei provvedimenti restrittivi alla mobilità e il ritorno alla cosiddetta normalità.

C’è una terza via fra chiusure e aperture di Domenica? La saracinesca mezza abbassata non è una terza via, di solito è segno di lutto cittadino. E dunque? Sembra che per fronteggiare un momento di così grande straordinarietà come il Covid-19 si continueranno ad utilizzare i soliti strumenti ordinari. Straordinarietà del momento esige anche straordinarietà degli strumenti per fronteggiarlo. Ma non sembra così in Italia, perchè il male del Paese è la sua eccessiva burocratizzazione. Il popolo di “poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori e di trasmigratori” sembra che voglia rinunciare per sempre alla fantasia e alla sua innata creatività. Il Covid-19 ci aveva forse illusi che questo fosse possibile.

Possibile veramente che non ci sia una terza via? Una di quelle che, ad esempio, mentre tiene gli esercizi commerciali chiusi, tanto con una giornata in più non ci saranno mai picchi di fatturato, favorisce altre opportunità di vivificazione dei centri urbani, per esempio con occasioni di “temporary shopping” e di “street food” che mentre creano nuova imprenditorialità non creano necessariamente assembramenti di persone, ma elevano invece invece qualità della vita e delle relazioni sociali? Possibile che non si pensi, tanto per fare un esempio, che lasciare chiuse le botteghe di generi alimentari, tanto la spesa per la scampagnata si può programmare benissimo il sabato, favorirebbe un rilancio della ristorazione nelle forme dell’asporto o delle consegne a domicilio? Possibile che non si capisca che la Domenica potrebbe essere un’occasione per dare vetrina agli esercizi commerciali senza bisogno necessariamente che si debbano alzare le saracinesche? E prendendo spunto dal dacci oggi il nostro pane quotidiano, non si può trovare una via intelligente, di compromesso verso l’alto, fra l’esigenza di fare il pane per sfamare gli altri e quella di procurarsi il pane anche per sé?

Insomma, non è possibile una volta tanto ragionare al fuori degli schemi e pensare che tutta questa guerra fra commercio urbano e centri commerciali, diventata una guerra dei poveri dopo il Covid-19, oltre a sfasciare il pendolo ha solo favorito l’espansione smisurata dei grandi e-commerce come Amazon e Alibaba che sono di fatto diventati i nuovi padroni dei flussi commerciali a livello internazionale?

Send a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *