Acireale vergogna regionale. Pezzi del patrimonio delle Terme cadono a pezzi


Saro Faraci

ACIREALE – L’immagine di copertina si riferisce allo stabilimento termale di Santa Venera ad Acireale. Ve ne proponiamo altre nel corpo dell’articolo e tutti gli scatti sono sufficientemente eloquenti, non hanno bisogno di commenti. Parlano da sole le foto. Sono state scattate ieri 16 dicembre subito dopo pranzo quando i livelli di traffico ad Acireale sono più tollerabili. La galleria fotografica contenuta in questo articolo evidenzia pezzi del patrimonio immobiliare delle Terme di Acireale che stanno cadendo a pezzi: lo stabilimento di Santa Caterina dove tutt’intorno, e siamo nell’ambito della Riserva protetta della Timpa, ci sono erbacce e spazzatura ma anche le palazzine in stato di abbandono; lo stabilimento storico di Santa Venera, voluto da Agostino Pennisi di Floristella nel 1873, dove finestre ed infissi sono divelti e l’indecente spettacolo si può vedere transitando sulla SS114 che conduce verso Catania; l’annesso Parco di Santa Venera dove giacciono ancora gli sfalci delle potature di alberi effettuate ad hoc prima delle ultime elezioni regionali; l’Hotel delle Terme adiacente lo stabilimento di Santa Venera che si trova in uno stato terrificante poichè in pratica vi si può accedere liberamente dato che non esistono più nemmeno le porte; l’ex albergo Excelsior Palace in via delle Terme apparentemente in uno stato dignitoso, ma all’interno vandalizzato e devastato.

La documentazione fotografica sarebbe ancor più probante se solo potessimo entrare all’interno. Invece è tutto chiuso e “lucchettato”. C’è un solo dipendente della società Terme di Acireale SpA a doversi occupare della custodia e della vigilanza, ma evidentemente una sola persona non è sufficiente a presidiare un patrimonio di asset immobiliari che giorno dopo giorno perde valore, si depaupera, si degrada. La Regione Siciliana, socio unico dal 22.10.2012 con la titolarità di tutte le 33.057 azioni ordinarie delle Terme di Acireale SpA, non si occupa più da tempo del proprio patrimonio immobiliare termale. Non ne ha voglia e tempo; ritiene uno spreco spendere risorse per le Terme, fosse anche solo per mettere in sicurezza il patrimonio, perché tanto la società è stata posta in liquidazione dal 5 ottobre del 2010, a seguito della legge regionale n.11 del maggio di quello stesso anno. E’ però una liquidazione infinita, una liquefazione se ci passate il termine, che dura ormai da sette anni.

In questo lungo periodo si sono alternati tre Presidenti della Regione: Raffaele Lombardo, Rosario Crocetta e, da poco insediatosi, Nello Musumeci. Quest’ultimo ha dichiarato più volte di avere a cuore le sorti delle Terme di Acireale. Si sono succeduti diversi Assessori all’Economia, il dicastero titolare delle azioni ed incaricato di presidiare sia la liquidazione che la successiva privatizzazione. Dopo sette anni si torna di nuovo a Gaetano Armao che era stato assessore di Lombardo e che dall’autunno del 2011 venne spossessato di alcune competenze in materia proprio dal Presidente Raffaele Lombardo. In sette anni si sono succeduti diversi liquidatori, nominati dalla Regione Siciliana. Margherita Ferro e Michele Battaglia prima, la Ferro da sola dopo nel periodo Lombardo; Luigi Bosco, Gianfranco Todaro e il trio Francesco Petralia, Antonino Oliva e Vincenza Mascali durante il periodo di Crocetta. I tre liquidatori, in carica dal 13 febbraio di quest’anno su designazione dell’assessore uscente Alessandro Baccei, seppur espressione di una diversa maggioranza politica, rimarranno al loro posto fino al 31.12.2018. Hanno appena presentato i bilanci al socio unico – così dicono le voci perché i tre hanno deciso fin dall’inizio di non parlare per prudenza con la stampa, e ne attendono l’approvazione dal socio. L’ultimo bilancio approvato è quello al 31 dicembre 2013, mancano all’appello gli ultimi tre. Una cosa inaudita.

E’ sufficiente dare un’occhiata all’ultimo documento contabile ufficialmente disponibile per rendersi conto di ciò che è successo da quando, a partire dal 2010, è incominciata la liquidazione. Sono numeri da far girare la testa. Il patrimonio netto è diminuito di quasi sei milioni di euro. Le perdite d’esercizio complessive sono state superiori a otto milioni di euro. Il valore dei terreni e dei fabbricati è diminuito di più di un milione di euro. La consistenza dei crediti è diminuita di quasi undici milioni di euro, ma si è ridotta pure quella dei debiti di quasi dieci milioni di euro. Si sono accumulati oneri finanziari per 345 mila euro. L’EBITDA, cioè il principale indicatore di redditività aziendale, è risultato negativo per quasi 5 milioni di euro. All’ultimo bilancio disponibile, cioè sempre al 31.12.2013, il margine di struttura, cioè un indicatore della solidità patrimoniale, ha toccato quasi i dieci milioni di euro di rosso.

Fin qui una batteria di indicatori rispetto ai dati disponibili. Mancano all’appello i bilanci degli ultimi tre anni, quindi la situazione economica, finanziaria e patrimoniale delle Terme di Acireale potrebbe deteriorarsi ulteriormente. Cercare le colpe di una situazione così disastrosa e scandalosa è un po’ come perdersi nella notte dei tempi. Comunque, ormai è troppo tardi per fare un processo alla storia. Quando si poteva e si doveva intervenire non è stato fatto nulla. Ora, mentre il patrimonio va a pezzi e dunque rischia di depauperarsi ulteriormente, l’unica strada praticabile è far presto per bloccare questa emorragia di denari e patrimonio. Un intervento globale è inimmaginabile, forse sarebbe più sensato procedere per passi successivi e per singoli interventi, mettendo in salvo ciò che ha ancora un valore.

Sarebbe però necessario un allineamento di intenti fra la parte politica, interamente rappresentata e dunque non solo espressa dall’Assessore all’Economia, e la parte burocratica, a cominciare dalla dirigenza dell’Ufficio Speciale per la chiusura delle liquidazioni.  Gli ultimi tempi non sono stati felici e sono passati in sordina, perché all’opinione pubblica, stanca di questo balletto di responsabilità a scaricabarile, sono sfuggiti diversi passaggi interni alla macchina regionale.

Ad esempio, la Dirigente Grazia Terranova e l’ex assessore Alessandro Baccei hanno dettato una linea risultata assai punitiva per le Terme di Acireale. Pochissimi fra i parlamentari in carica nella precedente legislatura se sono accorti o hanno fatto finta di accorgersene o forse hanno avuto convenienza a non doversene occupare direttamente. La tenace Dirigente regionale ha negato ai liquidatori in carica ogni risorsa per far fronte anche alle ordinarie emergenze quotidiane; non ha ritenuto opportuno autorizzare alcuna spesa per potenziare vigilanza e custodia del patrimonio immobiliare, almeno per evitare che giungesse a questo stato di degrado; non ha approvato i bilanci degli ultimi tre esercizi e la cosa di per sé è molto grave, nonostante a parziale discolpa del Dirigente ci siano alcuni vizi di forma nelle procedure precedentemente attuate e un lungo braccio di ferro con l’ex liquidatore Gianfranco Todaro, poi dimessosi.

L’Assessore Baccei ha avuto grandissima abilità nel politicizzare l’intera vicenda, facendone apparentemente una questione tecnica e dunque di sua pertinenza. Prima, nell’autunno del 2016, si è fatto approvare dall’ARS una norma, l’art.2 della legge 29.9.2016, passata come “salva-Terme”, con la quale autorizzava il Ragioniere Generale all’acquisto di beni immobili e di diritti reali sui beni immobili delle Terme di Acireale e di Sciacca per quasi 19 milioni di euro. In pratica, quelle risorse servivano per ripianare le situazioni pregresse ed accelerare la liquidazione e la privatizzazione dei due complessi idro-termali siciliani. Di quei soldi ancora non si è visto il becco di un quattrino. Tuttavia Baccei, in piena campagna elettorale per le regionali, è stato in visita ad Acireale lo scorso ottobre, e in occasione del suo sopralluogo sono partiti i lavori per la scerbatura degli alberi del Parco delle Terme, i cui sfalci però giacciono ancora sul vialone, come evidenziano le immagini della nostra galleria fotografica.

Adesso non ci saranno più nè Baccei nè la Terranova, quest’ultima promossa ad altro incarico nell’ambito della rotazione dei Dirigenti regionali. Torna l’Assessore Armao che aveva provato, con poca fortuna, all’epoca del Governo Lombardo a nominare un advisor internazionale per procedere alla privatizzazione delle Terme di Acireale e di Sciacca. Fu bloccato dal suo Presidente (e non sarà mai chiaro il perché) e da quel momento, parliamo di sei anni fa, cominciò la caduta libera degli stabilimenti termali di Acireale fino ad oggi. Si potrebbe ripartire da lì forse, ma adesso il quadro è cambiato. C’è tutto un disastro intorno e la Città intera, non soltanto il sindaco di Acireale Roberto Barbagallo, non ha la forza di uno scatto di rabbia e di orgoglio per andare a Palermo e reclamare a gran voce interventi urgenti che riportino a condizioni di legalità un quadro patrimoniale che va verso il degrado.

 

Send a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *