Armao: uno «scempio» alle Terme di Acireale e Sciacca. E' pronto il bando, ma le due città ne sanno qualcosa?


Saro Faraci

Non ha usato mezzi termini l’assessore all’Economia e vice presidente della Regione Siciliana Gaetano Armao intervenendo ieri in occasione del convegno “Le società a controllo pubblico” organizzato a Villa Malfitano a Palermo dove si è discusso sulle partecipate, le società di cui è azionista la Regione. Tra queste le Terme di Acireale SpA e le Terme di Sciacca SpA. «Ho riscontrato  uno scempio per ciò che è accaduto nella gestione delle società per le Terme di Sciacca e Acireale», ha detto l’assessore Armao secondo quanto riportato da alcune testate giornalistiche, dichiarando subito dopo che è pronto il bando per l’affidamento ai privati della gestione degli stabilimenti per quanto riguarda Sciacca e, con qualche adattamento, lo stesso schema sarà applicabile pure per Acireale. Non ha aggiunto altro il professore Armao, dichiarando di aver fatto visite alle strutture di Sciacca e di aver presentato un esposto alla Procura della Repubblica per lo stato in cui si trovano molti immobili del patrimonio delle Terme di quella città. Nessuna parola invece per Acireale, dove per il momento non è programmata alcuna visita, a meno che l’assessore Armao decida di accettare l’invito di un’associazione ambientalista per un imminente convegno ipotizzato per la prima decade di luglio.

“Nulla quaestio” sulle parole dell’assessore all’Economia che già nel governo Lombardo, a capo dello stesso dicastero, si era occupato della vicenda delle Terme, pur senza mai fare visita ad Acireale dove comunque ha tanti amici ed estimatori. Allora Armao aveva in mente di affidare, con una procedura ad evidenza pubblica, ad una primaria società di consulenza internazionale la redazione del bando per la privatizzazione, che, dopo un’attenta valutazione degli asset aziendali, si sarebbe poi mossa per divulgare il bando stesso presso operatori specializzati del termalismo e del turismo al fine di raccogliere concrete manifestazioni di interesse. Dopo di che si sarebbe scelto il nuovo gestore privato per le Terme. Sappiamo come andò a finire. Il Presidente Raffaele Lombardo avocò a sè la questione esautorando Armao; per motivi ufficialmente finanziari (di risparmio nei costi) affidò la redazione del bando a Sviluppo Italia Sicilia che non aveva affatto le competenze per gestire una materia così specialistica; il bando con molto ritardo fu predisposto per Sciacca ma nella sua applicazione andò sempre deserto, mentre per Acireale non se ne fece nulla perchè c’erano complesse questioni giuridiche.

Nel frattempo, l’attività termalistica nelle due cittadine è scemata fino a cessare del tutto. Si sono succeduti vari liquidatori, sono trascorsi due governi regionali, quello di Raffaele Lombardo e di Rosario Crocetta, senza che la questione sia stata mai affrontata con decisione e soprattutto con padronanza della materia. Ora la palla passa al governo presieduto da Nello Musumeci.

Adesso, come si apprende dalle parole del professore Armao, è tempo per un nuovo bando. Come, quando e da chi verrà redatto non è dato di sapere. Soprattutto, le linee guida di questo nuovo bando, e di tutti quelli che l’hanno preceduto, non sono mai state e non saranno mai discusse con le due comunità interessate, cioè Sciacca ed Acireale. La pertinenza della materia è regionale, su questo non c’è dubbio. Beni immobili e società di gestione sono di proprietà della Regione e su questo non ci piove. Ma è mai possibile che le due città di Acireale e Sciacca non siano mai state ufficialmente coinvolte, con una partecipazione ampia della società civile, in modo da raccogliere pure eventuali suggerimenti e proposte di miglioramento? Se si farà un bando, per quanto attrattivo per i nuovi gestori che finalmente potranno rilanciare gli stabilimenti termali, non avrebbe pure senso sapere se e come le due città di Acireale e di Sciacca intenderanno valorizzare il termalismo all’interno dei loro piani urbanistici, dei loro disegni di sviluppo turistico, dei loro programmi di marketing territoriale? Oppure, ancora una volta, si dovrà assistere ad uno scollamento fra ciò che avviene a Palermo nelle stanze dell’Assessorato, ciò che l’imprenditoria privata vorrà fare delle Terme e ciò che le città di Acireale e Sciacca, tremendamente in ritardo al riguardo, stanno provando ad immaginare sul loro futuro turistico?

Se dunque il rilancio del “contenuto” Terme passa per politiche più inclusive, e non più esclusivamente determinate nelle stanze dei bottoni, e per modalità più concertate con gli attori locali, non c’è invece più alcun dubbio che il “contenitore” sia ormai del tutto fatiscente. E il contenitore sta infettando pure il contenuto. Parliamo delle società di gestione pubblica che, da quando sono state diventate operative nel 2006, non sono mai state in grado di rilanciare il termalismo e che, poi, avviate alla liquidazione dal 2010, non essendo più del tutto operativi gli stabilimenti e chiusi pure gli alberghi, hanno solo accumulato perdite d’esercizio, svalutazione di crediti, insorgenza di nuovi debiti e conseguentemente hanno depauperato il patrimonio netto aziendale. Quello della società di Acireale, ad esempio, vale adesso poco più di due milioni di euro, mentre ne valeva più di 35 milioni all’atto della costituzione della società pubblica. Si sono cioè bruciati trentatremilioni di euro.

Su Acireale poi pende una spada di Damocle. E tutti fingono di non sapere, pur sapendo. I due immobili di via delle Terme, cioè l’ex albergo Excelsior Palace e il centro polifunzionale, sono all’asta. Il primo round della procedura giudiziale è andato deserto, si procederà entro l’estate con il secondo, nel frattempo ad un prezzo a base dell’asta più basso di quello della prima tornata. La Regione continua a dire che ha messo da parte 18 e passa milioni di euro «al fine di riportare progressivamente ad unità i complessi termali di Sciacca e di Acireale», così recita la legge del 2016, cioè in altri termini per ricomprarsi ad Acireale ciò che era di sua proprietà e che ha perduto perchè non ha pagato le rate di mutuo ad Unicredit. La quale banca nel frattempo, avviate le procedure di pignoramento, si è pure disfatta del credito che vantava nei confronti delle Terme, cedendolo ad un fondo americano. Ma la stessa Regione dovrebbe aggiudicarsi l’asta che per definizione è una procedura aperta a tutti, soggetti pubblici come la Regione e soggetti privati come i potenziali acquirenti. Si è creato un pericoloso groviglio di incartamenti così complesso che nemmeno Azzeccagarbugli potrebbe risolvere. Sulle eventuali responsabilità di dirigenti pubblici regionali che hanno causato tale garbuglio però  nessuno parla. Come pure si tace sulle omissioni nell’assicurare vigilanza e manutenzione ordinaria degli immobili, ormai depredati da vandali, ladri e clandestini.

Tuttavia si parla ancora di bando, di «scempio», di nuove risorse finanziarie, di rilancio del termalismo ma nessuno si preoccupa di «ascoltare» la città di Acireale che meriterebbe di più in tutta questa assurda vicenda.

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