Terremoto di Santo Stefano. A Fleri quattro mesi dopo un altro passo verso il ritorno alla normalità

Terremoto di Santo Stefano. A Fleri quattro mesi dopo un altro passo verso il ritorno alla normalità

Saro Faraci

FLERI – Il lento ritorno alla normalità nei luoghi colpiti dal terremoto di Santo Stefano è espresso nell’immagine di copertina. E’ la foto, da noi scattata questa mattina, in occasione della cerimonia religiosa tenutasi all’aperto a Casa Dusmet a Fleri, nei luoghi che ospitano provvisoriamente la Parrocchia Maria Ss. del Rosario retta da Mons. Alfio Russo. Dieci bambini hanno ricevuto la Prima Comunione, accompagnati nel sacramento dell’Eucarestia dai genitori e dai loro padrini di battesimo. Insieme ai bambini, tantissimi fedeli, amici, parenti, parrocchiani della comunità che, in questi mesi, hanno continuato il loro percorso di fede, nonostante le limitazioni logistiche derivanti dalla indisponibilità dei locali della Chiesa, inagibile a seguito del terremoto e provvisoriamente interdetta.

In queste lunghe settimane invernali, da quando l’Arcidiocesi di Catania ha messo a disposizione di Mons. Russo i locali di Casa Dusmet in via Vittorio Emanuele, la comunità parrocchiale, nei primi giorni successivi al terremoto ospitata in una tenda concessa dall’Ordine di Malta, ha portato avanti regolarmente tutte le proprie attività; ha festeggiato la compatrona Sant’Agata ospitando anche una reliquia della “Santuzza” venuta da Catania; si è preparata alla Santa Pasqua a partire da un’affollatissima cerimonia della Domenica delle Palme; ha mantenuto senza alcuna interruzione il cammino di preparazione alla Prima Comunione dei bambini, grazie all’impegno del Parroco e delle catechiste. Nulla di scontato, perché anche la riapertura di casa Dusmet ha richiesto l’impegno e la collaborazione di tanti parrocchiani, soprattutto dei giovanissimi.

Nelle prossime settimane, anche i ragazzi delle comunità di Piano d’Api, di Pennisi e Fiandaca, di Pisano e di altri centri colpiti dal terremoto di Santo Stefano riceveranno i sacramenti della Confermazione e della Prima Comunione, nonostante i disagi di questo lungo inverno in cui le Chiese di riferimento sono state chiuse e le attività parrocchiali si sono svolte altrove.

Il ritorno alla normalità, seppur lento, risiede anche in questi eventi di grande partecipazione e di testimonianza della fede. Sono il segnale evidente di comunità ferite ma ancora vive, scosse psicologicamente dal terremoto che ha danneggiato muri portanti, pilastri e pareti di migliaia di case, ma fortificate nella fede e nella tenacia delle sue genti. Sono comunità determinate nella volontà di ripartire, emulando il comportamento di quanti, come le farmaciste di Fleri, già poche ore dopo il terremoto sono stati pronti a ripartire per non interrompere un servizio di vitale importanza per anziani e malati della frazione di Zafferana Etnea. Dopo la farmacia della dottoressa Di Leo, i titolari di bar e di altri piccoli esercizi commerciali, il fotografo Rosario Cavallaro  – stamani regolarmente al lavoro per la cerimonia della Prima Comunione come ha sempre fatto anche negli anni passati – il barbiere e prossimamente i titolari di generi alimentari e macellerie sono ripartiti perché Fleri non può rimanere abbandonata. Solo vivendola quotidianamente, man mano si ripopolerà. L’hashtag #RialzatiFleri lanciato da alcuni giovani a poche ore dal terremoto di Santo Stefano sintetizza efficacemente questa volontà mai cessata di ripartire.

Il lento ritorno alla normalità di Fleri non nasconde, anzi rende sempre più evidenti i mille problemi che la comunità colpita dal terremoto ancora vive quotidianamente. I riflettori mediatici dei primi giorni si sono spenti fin da subito; l’interesse di politici e amministratori è destinato a scemarsi, anche perché la parentesi della campagna elettorale si è appena conclusa e adesso verrà la parte più difficile, cioè onorare gli impegni assunti prima del voto; nonostante le rassicurazioni del commissario regionale Calogero Foti, le pratiche per il CAS e il contributo di ripristino a favore dei proprietari delle abitazioni danneggiate sono impacciate e i Sindaci si stanno da tempo lamentando di ciò; il decreto legge appena emanato traccia un cammino di ricostruzione che appare lungo e farraginoso dal punto di vista burocratico mentre ancora il commissario governativo non è stato nominato; la via Vittorio Emanuele, la principale arteria stradale di Fleri, è tuttora parzialmente interdetta e rimane costante il presidio dei militari di ronda, adesso spostatisi dinanzi alla Chiesa in prossimità del bivio che porta verso Zafferana e l’Etna e più giù verso Santa Venerina e Giarre. L’elenco potrebbe essere anche più lungo.

Ci vorrà tempo prima che ogni cosa torni al proprio posto. La gente di Fleri ci sta mettendo il massimo impegno, ma da sola non può farcela. Non può farsi carico autonomamente di tutti i problemi causati da una violentissima scossa di terremoto che non ha causato morti soltanto perché le case sono ben fatte ma che ha determinato disagi economici, abitativi e logistici e ha devitalizzato una comunità che fino al giorno di Natale era vivace, attivissima ed operosa. Proprio adesso che si è esaurita l’onda lunga dei riflettori mediatici e delle campagne elettorali, è tempo di moltiplicare l’impegno pubblico per la ricostruzione e di riattivare tutti i meccanismi virtuosi della solidarietà.

Si avvicina l’Estate che per Zafferana Etnea e tutte le sue frazioni è occasione di crescita economica e fucina di attività artistiche di livello; non è nemmeno lontana la stagione autunnale che ad Ottobre assegna alla cittadina etnea il ruolo di regina di tutte le manifestazioni fieristico-culturali della provincia, con una serie di eventi domenicali tra i più gettonati in Sicilia. Tenere fuori le comunità di Fleri, Pisano e Poggiofelice da queste attività artistiche, culturali e fieristiche significherebbe soltanto aggravare i loro attuali problemi legati ad un terremoto di cui non hanno colpa. Ed aggiungiamo noi che, solo quando un’intera comunità cittadina si muove all’unisono, è tutto il territorio che ne trae ancor più vantaggio. Non tener conto di questi fondamentali di buon vivere civile sarebbe una grave miopia. Politica, amministrativa ma anche sociale.

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