Repubblica 3.0, benvenuti nella «fabbrica del consenso» dove non ci sono più nè potere nè responsabilità


Saro Faraci

Consenso, potere e responsabilità tre parole chiave da tenere bene in mente. Proviamo a connettere questi tre termini.

La lettura del dato elettorale potrebbe risultare un tantino sbrigativa, ma ci proviamo ugualmente. Siamo entrati in quella che qualcuno dei vincitori delle elezioni del 4 marzo ha già ribattezzato come la Repubblica 3.0, la Terza Repubblica insomma. Può darsi. E’ una Repubblica però che nasce su presupposti debolissimi. Quasi fosse stato un campionato di calcio, i Cinque Stelle hanno vinto lo scudetto e la Lega si è piazzata in Champions a dispetto delle altre consorelle. Nessuna delle due formazioni politiche ha però i numeri per governare. Dopo una magistrale campagna elettorale condotta nel pieno rispetto dei principi del marketing 4.0 e convincendo gli Italiani, avranno serie difficoltà a governare. Vedremo cosa si inventerà il Presidente Mattarella per avviare le consultazioni finalizzate alla formazione del nuovo governo. Movimento 5 Stelle  e Lega hanno ottenuto consenso, ma manca loro fin da adesso il potere. Figuratevi la responsabilità.

Hanno lasciato alle spalle una Repubblica 2.0 fatta di inciuci, di alchimie elettorali, di frammentazioni e di ricompattazioni, di patti dell’arancino e della seppia celebrati nei ristoranti romani e siciliani. La Repubblica del consenso (a chi vinceva) e del potere determinato dai voti. Solo che il potere è stato esercitato male, ha funzionato più come poltronificio che come occasione per formare una classe dirigente, e l’elettorato nelle urne si è espresso in modo inequivocabile. Tutti a casa, puniti perchè non si sono assunti responsabilità, dopo il consenso e il potere ottenuti. Anche se poi, a dire il vero, quelli che hanno fin qui detenuto il potere sono riusciti ugualmente a non andare a casa. Grazie all’algoritmo Rosatellum, chiamiamolo col suo nome perchè non è affatto una legge elettorale, torneranno a sedere alla Camera e al Senato, dato che il Rosatellum è stato costruito proprio per salvare i perdenti.

Torniamo allora indietro al 1994, quando si è inaugurata la stagione della Repubblica 2.0. Spazzata dagli scandali di corruzione e finanziamento illecito ai partiti per opera della magistratura, la “vecchia politica” se n’è andata per sempre quasi del tutto, inaugurando una nuova stagione dove però corruzione ed altri illeciti si sono ripetuti a iosa. Nacquero allora altre macchine del consenso costruite, come nel caso di Forza Italia, con una sapiente strategia di marketing. Macchine di consenso e potere, senza responsabilità. Non è esente nemmeno il PD da questa trappola.

Insomma, sembra un paradosso, ma dovremmo tornare indietro alla Repubblica 1.0 per trovare completo il circolo consenso, potere e responsabilità. Quando chi otteneva consenso andava a governare con chi altro consenso aveva ottenuto, tutti insieme (pentapartito o quadripartito) esercitavano un potere, e, in forza di quel potere che esercitavano, si assumevano comunque la responsabilità delle loro scelte dinanzi al Paese. Giuste o sbagliate che fossero quelle scelte. E l’opposizione, che i numeri non li aveva, faceva opposizione pur esercitando grande senso delle Istituzioni nei momenti decisivi per il Paese.

Nostalgia dei tempi andati? Per carità. Ma una politica che guadagna consensi, che non può esercitare potere e nemmeno assumersi responsabilità di fronte al Paese è una politica che non ci serve!

Foto tratta da L’Espresso

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