La prima volta dell'assessore regionale Armao ad Acireale dinanzi alle Terme agonizzanti fondate da Pennisi di Floristella


Saro Faraci

C’erano una volta le Terme di Acireale. Funzionanti ed attive, ammirate in tutta Europa tant’è che perfino Goethe nel suo lungo viaggio in Sicilia vi sostò per alcuni giorni insieme alla sua famiglia. Nel 1873, un illuminato imprenditore e numismatico,  patrizio di Acireale appartenente alla famiglia Pennisi, baroni di Floristella, proprietari di latifondi in Sicilia, inaugurò i bagni termali di Santa Venera promuovendo un’idea di termalismo moderna ed antica allo stesso tempo. Moderna perchè si proiettava in avanti verso la frontiera di quello che oggi è noto come il termalismo del benessere che ovunque produce ricchezza e sviluppo; antica perchè affondava le radici nella tradizione del calidarium di latina memoria, cioè dei bagni di vapore che avevano reso famose le Terme romane in tutto il mondo. Per saperne di più sulla storia di ciò che un tempo era un gioiello di Acireale, bisognerebbe rileggere gli scritti di Cristoforo Cosentini, in particolare quello pubblicato su Memorie e Rendiconti della Zelantea, dove con grande anelito l’indimenticabile presidente dell’Accademia e apprezzato professore all’Università di Catania arrivava a scrivere “Le Terme sono nel cuore di Acireale e Acireale è nel cuore di tutti noi. La città, bellissima, sia sempre viva, cresca, progredisca”.

C’erano una volta le Terme di Acireale che furono donate agli acesi dal loro illustre concittadino Agostino Pennisi di Floristella. Già, perchè adesso non ci sono più, un po’ come è avvenuto per Sciacca. La politica, e soprattutto la burocrazia della Regione Siciliana che dal 1958 ne sono diventate proprietarie, le ha fagocitate e le ha condotte lentamente alla morte, con gli impianti ormai non funzionanti da diversi anni e tutte le connesse attività, a cominciare da quelle alberghiere, disattivate e qualcuna pure messa all’asta. Eppure Rino Nicolosi, l’ex presidente della Regione Siciliana originario di Acireale, aveva un’idea diversa e un progetto ambizioso che a Palermo fu stoppato, cioè creare una vera e propria Cittadella termale che da Santa Caterina si estendesse fino alla Gazzena, a ridosso di Capomulini là dove oggi,  se il cronoprogramma verrà rispettato, gli Arabi riporteranno in vita il complesso alberghiero della Perla Jonica. Lungimirante Nicolosi, proprio come Pennisi di Floristella. Ma alla politica le persone lungimiranti non piacciono.

C’erano una volta le Terme di Acireale che, sebbene surrettiziamente sostenute da un mercato pubblico, cioè quello delle cure termali riconosciute e pagate dallo Stato, comunque funzionavano e consentivano di far girare un po’ dell’economia locale, a parte il fatto che attiravano turisti termali, o come si definiscono più propriamente “curisti”, da ogni parte d’Italia. C’è stato un momento, tra la metà degli anni ottanta e fino all’inizio del decennio successivo, in cui queste Terme, nella forma giuridica di un’azienda autonoma della Regione Siciliana, diventarono una specie di stipendificio, con una presenza ridondante di impiegati amministrativi superiore alla dotazione organica di tecnici, di medici e di sanitari, figure sicuramente più funzionali al termalismo. Perdevano più soldi di quanti ne guadagnavano e ogni anno le perdite economiche erano ripianate a pie’ di lista dalla Regione. Non si poteva più andare avanti in questo modo e, anche per effetto di alcune leggi vigenti in materia di partecipate, le Terme si trasformarono in una società per azioni, interamente posseduta dalla Regione. Ciò è accaduto nel 2006 e da quel momento il declino delle Terme si è accelerato, anziché arrestarsi. I numeri sono noti a tutti: in dodici anni, la società ha cumulato perdite per oltre 13 milioni e mezzo; ha praticamente quasi del tutto azzerato il suo patrimonio netto che aveva una dotazione iniziale di oltre 35 milioni di euro; ha prodotto, come in tutte le aziende, debiti e crediti, ma questi ultimi stranamente sono stati svalutati di quasi sette milioni di euro negli ultimi due esercizi. Le Terme, insomma, sono agonizzanti.

Eppure in città il desiderio di riscatto è sempre forte. Anche il nuovo Sindaco Stefano Alì ha promesso che si interesserà attivamente del problema. Al nuovo primo cittadino una preziosa occasione per difendere il vessillo di una città mortificata dal termalismo è offerta tra due giorni quando ad Acireale verrà per la prima volta l’assessore regionale Gaetano Armao che conosce bene la vicenda delle Terme perchè, sempre dal Dicastero dell’Economia, se ne occupò quando era assessore all’epoca della Presidenza di Raffaele Lombardo. Invitato dal FAI e dall’ex diplomatico Enzo Coniglio che ha fatto da tramite, l’assessore regionale chiuderà ad Acireale i lavori di un convegno che sarà interamente dedicato alla figura di Agostino Pennisi di Floristella e in cui, tra ricordi storici e proiezioni ottimistiche sul futuro, si parlerà finalmente di Terme alla presenza di chi tiene in mano “il pallino” per prendere le decisioni. Al convegno prenderà parola pubblicamente, per la prima volta, pure uno dei tre liquidatori delle Terme, Francesco Petralia, cui è toccato insieme ai colleghi Nino Oliva e Vincenza Mascali l’ingrato compito di staccare agli stabilimenti di Santa Venera e di Santa Caterina il respiratore che artificialmente li tiene ancora in vita.

Moriranno le Terme, perchè questo è ormai il loro destino, ma risorgeranno dalle ceneri se la politica avrà il coraggio di far partire un nuovo progetto che coinvolga investitori privati e lungimiranti. Sperando che ci sia tra loro un nuovo illuminato imprenditore come lo fu Agostino Pennisi di Floristella

Send a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *