La corruzione, una vera e propria piaga sociale. Affollato convegno dei Lions a Catania


CATANIA

Affollato convegno all’Auditorium dell’Istituto San Francesco di Sales organizzato ieri pomeriggio dal Lions Club International a Catania per discutere di corruzione, una vera e propria piaga sociale e una “condizione fatiscente e una limitazione obiettiva allo sviluppo del territorio”, come l’hanno definita gli organizzatori. Coordinati magistralmente dal dottor Paolo Nicotra, una decina di club service Lions di Catania hanno unito le forze per organizzare, alla presenza dei Past Governatori Silvio Cavallaro, Salvatore Ingrassia e Salvo Giacona (quest’ultimo pure Past Presidente del Consiglio nazionale dei Governatori), un incontro di riflessione su un tema che, per le dimensioni del fenomeno, non può lasciare indifferenti.

All’incontro, moderato dal giornalista dottor Enzo Stroscio, hanno partecipato come relatori il prof. Rosario Faraci, docente di Economia e Gestione delle Imprese all’Università di Catania; l’avvocato Silvestro Di Napoli, cassazionista; il dottor Roberto Monteforte, imprenditore e vice presidente della Compagnia delle Opere; il sociologo dottor Giuseppe Greco, segretario regionale di Cittadinanza Attiva; l’avvocato Rosario D’Agata, penalista ed assessore al Comune di Catania e lo stesso ing. Salvatore Ingrassia, direttore del Centro Studi del Lions Sicilia. Nel corso del dibattito sono intervenuti l’avvocato Antonio Bellia presidente del Lions Club Catania Host, l’imprenditore dottor Francesco Bizzini e il Vice Prefetto di Catania la dottoressa Rosaria Giuffrè. Le conclusioni sono state tratte dall’avvocato Salvo Giacona

Il fenomeno della corruzione ha una portata ampia in Italia. Si stima che costi alla collettività qualcosa come 50-60 miliardi all’anno, pari al 3,5% del PIL. Ma sono stime che non trovano fondamento scientifico da nessuna parte, forse è una bufala. E’ certo invece che il numero di condanne per reati di corruzione, circa 600 all’anno, sia più del doppio di quello della Germania e quasi il triplo della Francia, paesi nei quali non mancano episodi di corruzione; le denunce sono circa 1200 all’anno, senza considerare i costi delle opere pubbliche che, vuoi per la corruzione vuoi per l’inefficienza organizzativa, hanno valori superiori agli standard internazionali. La percezione del “clima di corruzione” è elevata, non solo fra i cittadini italiani  – il 90% dei quali ritiene che effettivamente la corruzione sia molto diffusa in Italia, secondo il Curbing Corruption, e il 7% dei quali sostiene che ha pagato pure una mazzetta, secondo il Corruption Barometer – , ma soprattutto a livello internazionale dove, in base alle stime del CPI (corruption perception index), l’Italia si piazza al 54° posto.

Le cause della corruzione sono diverse, ma non è trascurabile il fatto che nel nostro Paese il capitale sociale sia debole e che, pertanto, si passi rapidamente da atteggiamenti di massima indignazione ad atteggiamenti di piena indulgenza (se non addirittura di autoindulgenza) senza metabolizzare criticamente la reale portata dei fenomeni. Quello della corruzione, ad esempio, è gravissimo. Non solo per i risvolti etici, perché toglie fiducia nello Stato democratico, ma anche per le implicazioni economiche. Consideriamo ad esempio, l’impatto sull’ambiente: al 2017, i reati ambientali accertati sono stati quasi 26.000 e i due fenomeni, mafia e corruzione, per quanto storicamente e ontologicamente differenti, mantengono in comune la stessa visione proprietaria e predatoria del denaro pubblico. Le opere pubbliche incompiute sono un’altra faccia della corruzione. Secondo l’Osservatorio SIMOI, al 2016 sono state pari a 752 in tutto il Paese per un totale di investimenti bloccati pari a 4,3 miliardi di euro e risorse aggiuntive per il completamento degli interventi incompiuti pari 2,5 miliardi di euro.  Fiumi di denaro pubblico dove la corruzione si insinua più facilmente.

(foto gentilmente concessa da Marcello Nicolosi, Catania)

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